Aziende quotate in Borsa, perdite fino al 47%

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Definirlo “devastante” potrebbe risultare addirittura riduttivo, ma questo è: il doppio cigno nero rappresentato da pandemia prima e guerra dopo ha colpito i mercati come non accadeva da decenni. Gli ultimi sei mesi, in particolare, si sono chiusi con un vero e proprio tracollo verticale e l’indice Ftse Italia All-Share ha riportato una performance negativa del 22,64% (in linea il Ftse Mib, meno 22,6%). Una tensione, quella descritta dai mercati, che ha coinvolto chiaramente anche le quotate romagnole, che in attesa di pubblicare le prossime trimestrali – nodo cruciale per capire quale sarà l’andamento futuro della nostra economia interna – hanno dovuto registrare perdite consistenti che vanno dall’11 fino al 47% da inizio gennaio a fine giugno.

Forlì-Cesena

Nel salotto buono forlivese-cesenate, culla di alcune delle imprese più influenti del territorio, a scontare la crisi maggiore è ancora una volta la Trevi. Impegnata in un fitto quanto complesso piano di ristrutturazione aziendale, volto a tentare una ripresa (le nuove commesse da 174 milioni di euro annunciate la scorsa settimana vanno proprio in questa direzione), l’azienda del ramo costruzioni ha subito un tracollo in borsa negli ultimi sei mesi di quasi il 37%. Poco distante la perdita incassata da Unieuro, meno 33,21%, che però continua a mantenere un prezzo delle contrattazioni superiori a quello di collocamento. L’impresa leader mondiale nel fitness Technogym, invece, ha perso il 27% in borsa. Lo sguardo sulla provincia di Forlì-Cesena si chiude col Gruppo Ferretti, quotatosi a fine marzo alla borsa di Hong Kong e che al momento sta scontando una perdita del titolo del 12 e mezzo per cento.

Rimini

Le cose non vanno meglio a Rimini, dove purtroppo la big Aeffe ha fatto segnare il record negativo tra le quotate romagnole: meno 47,7% dall’inizio dell’anno. Un crollo su cui pesa la tipologia merceologica all’interno della quale si muove la società. Il fashion è infatti tra i settori che più di tutti ha subito e continua a subire gli effetti della crisi. Esattamente come tutto il comparto che afferisce al ramo dei cosiddetti costi comprimibili. Rimanendo a Rimini, anche la Marr, società leader in Italia nella distribuzione specializzata di prodotti alimentari alla ristorazione extra domestica, ha dovuto rilevare un pesante segno sul valore del titolo, sceso negli ultimi sei mesi del 32%.

Più contenute, per quanto sempre in rosso, le perdite della Ieg (società proprietaria della fiera di Rimini), meno 16,5%, e quelle della Indel B, meno 11,2%. Quest’ultima, però, sconta evidentemente la crisi generale dei mercati, perché il primo trimestre è stato per lei piuttosto interessante in termini soprattutto di ricavi, con prospettive di arrivare a 200 milioni entro la fine dell’anno.

Ravenna

Il segno negativo non manca nemmeno nella provincia di Ravenna, dove la It Way, in particolare, ha fatto registrare una performance semestrale del titolo in negativo del 32,3%. Quello nel quale opera, tuttavia, sappiamo essere un settore particolarmente in fermento nell’ultimo periodo – grazie anche alle ingenti risorse che il Pnrr ha collocato sul tema digitalizzazione (49,9 miliardi di euro, di cui 27,6 dedicati alle imprese) – e per questo, nonostante il segno rosso, da ora in poi la It Way potrebbe viaggiare su binari positivi. L’attività intorno al titolo è infatti in crescita. Meno 12% è infine il risultato della IGD SiiQ.

Blak List

Parlando infine della black list stilata dalla Consob, all’interno della quale vengono inserite le società che hanno evidenziato maggiori tensioni dal punto di vista finanziario e che, per questo, devono fornire a Piazza Affari una informazione mensile sul loro andamento (invece che trimestrale), tra le romagnole rimangono citate Trevi e It Way.

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