Atletica, Ciotti: "Tamberi, il più grande di tutti i tempi"

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«Cosa farò? Sarò i suoi occhi: Gimbo ha bisogno di una persona che veda con i propri occhi il salto che lui immagina». Beh, niente da dire. Giulio Ciotti, 47enne riccionese con un solido passato d’atleta (5 titoli italiani, un argento ai Giochi del Mediterraneo 2001 e varie presenze in azzurro), il salto di “Gimbo” Tamberi l’ha visto per bene. Così bene da “spingere” il campione marchigiano al titolo mondiale martedì sera a Budapest. L’ultimo che mancava alla collezione di Gianmarco Tamberi. In quella dichiarazione rilasciata al Corriere Romagna a inizio marzo, quando il suo incarico di allenatore del campione azzurro era stato appena ufficializzato, Ciotti aveva già capito tutto. Lui riccionese che vive a Rimini e lavorava in Polizia Penitenziaria al carcere dei Casetti, lui che è tecnico federale dal 2016 e che da atleta era considerato un “estroverso” (usando un eufemismo) proprio come Tamberi, ha subito capito qual era la strada da percorrere verso l’oro mondiale: «Come carattere Gimbo è simile a me e a mio fratello Nicola – dichiarò – è un perfezionista e un ragazzo molto intelligente, che pondera qualsiasi cosa faccia e ha organizzato attorno a sé uno staff di alta fiducia».

Divertimento e lavoro

Bravo Ciotti a mettere a fuoco di cosa avesse bisogno Tamberi, non solo tecnicamente parlando, ma anche a livello emotivo, visto il rapporto burrascoso con il padre ed ormai ex tecnico Marco. Divertimento e lavoro. Due cose che solo apparentemente sembrano in contraddizione, un mix che a Tamberi permette di essere più forte di tutti. Come a Budapest: «Ce l’eravamo detti prima di lasciare l’albergo – ha sottolineato Ciotti dopo la vittoria iridata - Gimbo era decisissimo, è bastato cancellare la qualificazione (faticosa, ndr) e rimanere uniti. Lo sapevamo che avrebbe vinto, siamo di fronte al più grande atleta italiano di tutti i tempi».

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