Argerich e Maisky questa sera al Ravenna festival

Due biografie diverse, distanti, ma una comunanza di sentire, un’intesa musicale e un’amicizia rare uniscono i due protagonisti del concerto che questa sera al Pala De André, dopo la performance di Laurie Anderson di ieri, completa il momento inaugurale di questa 34ª edizione di Ravenna festival: Martha Argerich e Mischa Maisky, la leggendaria pianista e il violoncellista erede delle straordinarie scuola di Rostropovic e di Pjatigorskij.

Divi “antidivi”, anticonformisti e imprevedibili, suonano insieme da più di quarant’anni – il loro primo disco insieme, per Deutsche Grammophone, risale al 1985, le Sonate di Bach. E ancora si divertono, anzi, non riescono a non farlo: «Suonare con Mischa è la cosa più naturale del mondo» dice Argerich.

Due vite diverse, si diceva. Da una parte lei, nata a Buenos Aires, enfant prodige e figlia d’arte, approda in Europa a 14 anni per studiare con Gulda ma anche con Benedetti Michelangeli, per poi vincere concorsi come il “Busoni” a Bolzano e il “Chopin” a Varsavia, viatico di una carriera straordinaria.

Dall’altra lui, nato a Riga, in Lettonia, cresce musicalmente a San Pietroburgo e alla scuola di Mosca, appunto con Rostropovic, dove si afferma vincendo il prestigioso “Cajkovskij”. Ma non tutto è fila liscio come per Martha: trasferirsi, come vorrebbe, in Israele è difficile e prima di riuscirci è costretto a passare due anni terribili lontano dalla musica, tra carcere, campo di lavoro e ospedale psichiatrico. Oggi sono cittadini del mondo: lei, madre di tre figlie e «sei volte nonna», come lei stessa si definisce, vive passando da un continente all’altro, tra Argentina e Giappone, tra Francia e Svizzera; allo stesso modo lui che, dice, «suono un violoncello italiano, con archetti francesi e tedeschi, corde austriache e tedesche. Mia figlia è nata in Francia, mio figlio maggiore in Belgio, il terzo in Italia e il più piccolo in Svizzera. Guido un’auto giapponese, indosso un orologio svizzero, una collana indiana e mi sento a casa ovunque ci siano persone che amano la musica classica».

Cosa proporranno

Ma, venendo al programma che Argerich e Maisky hanno scelto per il loro concerto a Ravenna festival, ecco che ci si trova di fronte a un arco temporale che va dal tardo Settecento beethoveniano agli albori del Novecento. Si comincia infatti proprio con Beethoven , la Sonata per cello e pianoforte in sol minore n. 2 op. 5, che egli compose tra 1795 e 1796 dando uno spazio fino ad allora inedito a questo strumento ad arco, con una concentrazione e un’arditezza formale messi però al servizio di una ricchezza tematica straordinariamente espressiva.

Si salta poi alla Sonata in re minore di Claude Debussy, una pagina che rivela gli impulsi di novità di quegli anni – è il 1915 – conservando, come l’autore stesso afferma, una proporzione “classica”.

Per poi, infine, chiudere con Frédéric Chopin, la Sonata in sol minore op. 65, ovvero l’ultima che egli pubblicò, quella che eseguì nel suo ultimo concerto, a Parigi nell’ottobre 1848, insieme al violoncellista cui era dedicata, l’amico Franchomme.

Ore 21. Info: 0544 249244
www.ravennafestival.org

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