Appello dei locali romagnoli: non fateci chiudere

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Questo potrebbe essere “The last waltz”, l’ultimo valzer. Come quel famoso album di The Band, anche per molti locali da ballo e di musica dal vivo potrebbe essere questo l’ultimo “giro”.

Oggi oltre novanta sale concerto italiane, di cui ventisette in Emilia-Romagna, nello stesso istante, pongono con una lettera aperta un interrogativo su questo 2021 appena iniziato, che sembra ricalcare le orme dell’anno trascorso, e sul loro futuro. Il 2020 ha segnato la chiusura obbligata di tutte queste realtà, imposta dalla grande emergenza sanitaria globale. Risalgono, infatti, a febbraio di un anno fa i primi concerti rimandati, con ingenua fiducia di pochi mesi, e poi mai più recuperati.

I gestori dei locali sottolineano che «quando parliamo di live club dobbiamo pensare anzitutto a un insieme di strutture da mantenere, a uno staff composto da numerose persone che investono energie e impegno costanti per offrire una proposta legata alla musica contemporanea di qualità. Parliamo di spazi che si trovano oggi in una situazione di assoluta emergenza, senza alcuna certezza sul futuro e sulla effettiva possibilità di riuscire a superare questa lunga fase di crisi. Parliamo di palchi che negli anni hanno ospitato e cresciuto artisti di ogni genere, compresi quelli che oggi vengono acclamati negli stadi e nei grandi festival nazionali e internazionali e di spazi che hanno formato le figure professionali più affermate e riconosciute di questo settore».

E aggiungono: «Sale concerto e live club sono fucine di cultura. Luoghi che permettono ai musicisti di esprimersi, di creare e diffondere arte, di incontrare il pubblico. Ben lontano dall’essere meri punti di ritrovo, queste realtà si distinguono dai tanto discussi protagonisti della movida per la loro capacità di veicolare aggregazione e socialità creativa e sicura nei territori. Sono spazi che, nella maggioranza dei casi, sono rimasti in rigoroso e rispettoso silenzio da ormai un anno».

In Romagna parliamo del Vidia di Cesena; del Dai De Jazz di Bertinoro; del Diagonal di Forlì; del Rockplanet di Cervia. Insieme ai loro colleghi emiliani si sono presi per mano per mandare i un segnale, aderendo a “#ultimoconcerto”, una campagna di carattere nazionale, creando una mappa di punti interrogativi che costellano l’intero Stivale.

Tra i promotori figurano anche KeepOn Live, Arci e Assomusica, Live Dma e Promoter Emilia-Romagna.

L’iniziativa porta a riflettere sulla condizione in cui si trovano i live club e le sale concerto. Attualmente, nonostante il ruolo enorme che questi spazi hanno in termini di creazione, promozione e diffusione di cultura, e il loro indiscutibile valore sociale, si può dire che siano stati pressoché ignorati dai numerosi decreti susseguitisi in questi mesi. Provvedimenti che hanno sì citato cinema e teatri in tema di spettacolo, ma non hanno dedicato la dovuta attenzione a queste realtà che rischiano di scomparire.

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