Andar per erbe, lasni, ravastrelli e senapi invernali

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Buon successo avevano le piante spontanee della famiglia delle Brassicacee, dette anche Crucifere, nell’alimentazione delle famiglie rurali romagnole.

Tra queste erano molto diffusi, conosciuti e utilizzati i “Lasni” o “Lassen”, che erano spesso confusi con i “Ravastrel”, insomma si faceva “di tutte le erbe un fascio” soprattutto se erano Brassicacee con lo stesso sapore intenso, leggermente piccante, anche se di forma diversa. Quindi andavano spesso sotto la stessa denominazione di “Lasni” o “Lassen”, quando se ne utilizzavano prioritariamente foglie e rosette o di “Ravastrel” nel caso se ne sfruttasse prevalentemente la radice. Questi sono stati utilizzati sia nelle preparazioni “maggiori” di erbe cotte, quando erano dotate di sapore leggero, che per usi particolari in piccole quantità di elevato gusto piccante. Andavano nelle erbe cotte miste, e anche da soli e si usavano in minestre e zuppe, e anche in stufati e nel ripieno di cassoni di erbe miste. Con la farina dei semi triturati si preparavano talvolta salse e conserve vegetali come le mostarde che si confezionavano assieme a saba e cotogne. Esse sono principalmente il Ravanello selvatico (nome scientifico: Raphanus raphanistrum; dialettale: Lassan, Ravastrel), la Senape dei Campi (nome scientifico: Sinapis arvensis; dialettale: Lasan, Lasen, Lassen, Lasni, Lascena, Ravastrell, Rapastrell, Refan, Sevla) e la Senape bianca (nome scientifico: Sinapis alba; dialettale: Lasan, Lasen, Lassen, Senapa).

Sono presenti nei luoghi incolti al bordo delle strade o negli ambienti ruderali, e soprattutto nei campi coltivati, negli orti, spesso come infestanti delle colture. Essi prediligono, infatti, i terreni sciolti, cioè sabbiosi o lavorati di frequente, con buona presenza di azoto, dalla marina all’Appennino. Occorreva raccoglierli presto, a fine inverno e inizio della primavera, finché erano teneri perché diventavano duri presto.

Il Ravanello Selvatico, Lassan o Ravastrel, d’inverno si castrava appositamente sopra il colletto in modo da consentirgli così di rigettare nuove foglie.

Unita ai “Lassen” dall’uso e dalla comune appartenenza alle Brassicacee, era anche la Borsa del Pastore (nome scientifico: Capsella bursa-pastoris; dialettale: Borsa di Pastur, Casele, Caselle, Msdanza, Scarslena), pianta molto comune in Romagna. È più frequente nei terreni asciutti e sciolti, con alto contenuto in sabbia o lavorati di frequente. Di questa si possono raccogliere germogli e rosette fogliari prima della fioritura. La rosetta basale e le foglie, erano utilizzate soprattutto nelle misticanze di erbe cotte e anche nell’insalata invernale con l’aceto caldo e i “bruciatini”. Il suo sapore, leggermente dolciastro e piccante allo stesso tempo, poteva servire per compensare misti troppo sbilanciati verso il sapore amaro o, al contrario, troppo insipidi.

La Ruchetta Selvatica (nome scientifico: Diplotaxis tenuifolia; dialettale: Rocla sambedga) cresce nei luoghi sassosi, su ghiaie, e ruderi, talvolta sulle vecchie mura cittadine, dal piano sino all’alta collina. Si raccoglie spontanea anche la Rucola (nome scientifico: Eruca vesicaria; dialettale: Rocla sambedga) in ambienti leggermente meno sassosi. Si raccoglievano fresche, dalla primavera all’inizio dell’estate, secondo necessità, anche poche foglioline alla volta, poiché erano utilizzate, in piccolissima quantità, sempre assieme ad altre verdure, a crudo o cotte, e anche per condire la pasta.

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