Anche un 17enne riminese tra i "guardoni" di palestre e ambulatori

Quando gli agenti della Polizia postale di Milano se lo sono trovati davanti non hanno creduto ai loro occhi. Uno dei riferimenti dei pirati informatici delle due bande di criminali che introducendosi attraverso il Wi Fi nelle telecamere installate per la videosorveglianza spiavano le persone direttamente nelle loro case, nelle stanze d’albergo, negli studi medici e negli spogliatoi delle palestre, è infatti uno studente riminese di appena 17 anni. La Polpost meneghina lo ha denunciato insieme ad altre 9 persone, a conclusione di un’indagine chiamata “Rear Window” (La finestra sul cortile) il grandissimo film di Alfred Hitchcock.

Un “piccolo” boss

Gli investigatori lombardi, come detto, sono riusciti ad individuare i componenti di due gruppi criminali, per uno dei quali si configura l’associazione per delinquere. Di questo gruppo non fa parte il 17enne riminese, la cui posizione ora ovviamente passerà al vaglio della Procura dei Minorenni, e che deve rispondere di accesso abusivo al sistema informatico e violazione della privacy. Il suo ruolo, però, sarebbe di primo piano. Era lui a curare l’organizzazione interna del suo gruppo. Sempre a lui sarebbero risultate riconducibili le carte ricaricabili dove i guardoni pagavano gli spettacoli.

Come in un film

Gli indagati riuscivano ad “introdursi” illegalmente violando la privacy di ignare persone con sofisticati sistemi informatici che permettevano loro di scandagliare la Rete alla ricerca di impianti di videosorveglianza connessi ad Internet. Una volta trovata la linea giusta, gli indagati effettuavano un attacco informatico che consentiva di scoprire le password degli Nvr (videoregistratori digitali a cui vengono collegate le telecamere).

Il principale scopo degli indagati era quello di vendere i filmati e le immagini captate nei momenti di intimità delle persone, su delle “vetrine” online create ad hoc.

Sulla chat Telegram il gruppo veniva presentato agli utenti in questo modo: «Benvenuto nel primo canale in Europa dedicato alle spycam».

Il mondo nero del Web

I luoghi virtuali scelti dagli indagati nella speranza di rimanere anonimi erano i social network (“VKontakte”, abbreviato VK, conosciuto come la versione russa di Facebook) e Telegram. Al termine delle perquisizioni, gli investigatori della Postale di Milano, Napoli e Catania hanno sequestrato 10 smartphone, 3 workstation, 5 Pc portatili, 12 hard disk e svariati spazi cloud, per una capacità di archiviazione complessiva di oltre 50 Terabyte. Sono stati inoltre sequestrati tutti gli account social usati dagli indagati e diverse migliaia di euro, anche in criptovaluta. In soldi reali: venti euro il costo di ogni visione.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui