La testimonianza: "Anch'io allontanato perchè gay, poi il parroco mi ha richiamato. Il ragazzo di Cesena lotti per una chiesa migliore"

«Non puoi fare l’educatore in parrocchia perché sei gay». La vicenda del giovane cesenate a cui è stato vietato il contatto educativo con i giovani, causando lo stop di un intero centro estivo parrocchiale, ha passato fin dalle prime ore i confini di Cesena. Da chi osserva dall’esterno sono arrivate le più svariate considerazioni e tanti commenti divisi tra chi (i più) non comprendevano la decisione presa dalla Diocesi e chi (i meno) ritenevano invece “dovuto” questo tipo di decisione da parte della comunità cattolica. Giacomo Bandini vive in un’altra città. Ha contattato il Corriere di Cesena per spiegare la sua vicenda. Finita in maniera del tutto diversa da quella del cesenate. «Nel momento in cui ho appreso la notizia tramite il mio ex professore di religione delle superiori - con il quale ho mantenuto un bellissimo rapporto di stima e di comunione, avendo lui supportato il mio cammino nella Chiesa fin da quando ho capito di essere un ragazzo omosessuale - la prima azione che ho sentito il bisogno di compiere è stata quella di inoltrare l’articolo in questione al mio parroco don Giovanni. Non in segno di protesta, non con rabbia nei confronti della vicenda, ma essenzialmente per dirgli grazie». Le prime parole scritte sono state di gratitudine a quel parroco: «Che pur sapendo della mia omosessualità e della storia che stavo costruendo con Edoardo - oggi mio marito - mi chiese anni fa di tornare a fare l’educatore in oratorio e seguire il gruppo adolescenti. Di fronte a questa vicenda voglio dire bene, e benedire, tutti quei pastori che nella Chiesa non hanno l’odore di incenso, ma il profumo delle pecore, non usano la tradizione e il Magistero come una forma di rigida difesa, ma si lasciano mettere in discussione dalla forza inaudita delle parole del Vangelo. Vorrei rivolgermi direttamente al ragazzo di Cesena che è stato suo malgrado allontanato. Vorrei prima di tutto dirgli che non è solo, che purtroppo tanti hanno vissuto dinamiche simili alla sua all’interno della Chiesa. Io per primo. Quando ho capito di essere un ragazzo omosessuale, ne parlai con quello che allora era il mio coadiutore don Luca e lui mi disse che non c’era niente di male, ma se volevo vivere apertamente questo mio orientamento non avrei potuto continuare a svolgere il ruolo di educatore del gruppo preadolescenti. Quelle parole, in quel preciso momento, mi ferirono profondamente. Anche io decisi di lasciare tutto e tutti in oratorio. Dopo essere stato missionario sono tornato dopo anni con una nuova consapevolezza di me stesso, iniziando a vivere con una ritrovata serenità. Le cose sono molto cambiate: ho incontrato mio marito e nonostante tutti in parrocchia sapessero della mia vita - e alle volte la chiacchierassero - il mio parroco don Giovanni mi incaricò del mandato educativo con gli adolescenti. Oggi non posso fare altro se non benedire il Signore e anche lo stesso don Luca: che dopo essere stato al centro del mio abbandono l’anno scorso mi ha invitato nella sua nuova parrocchia... A parlare di fede e omosessualità. Quindi a Cesena anche tu non smettere di lottare per un mondo - e per una Chiesa - migliore. Questo è Vangelo».