Ammortizzatori sociali,la riforma rischia di diventare un boomerang

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Nel tentativo di voler aumentare le tutele per i lavoratori, la riforma degli ammortizzatori potrebbe seriamente rischiare di tramutarsi in un boomerang. Il perché è contenuto in una simulazione fatta dalla Uil sulla base delle nuove aliquote, dove si evince chiaramente che, a farne le spese, saranno soprattutto le piccole e medie imprese che hanno da 1 a 50 dipendenti, ossia proprio quel tessuto imprenditoriale che in Romagna è maggiormente rappresentativo, dato che vale oltre l’80% del totale delle imprese registrate nelle camere di commercio. Un ammontare complessivo di oltre 90mila aziende del territorio e di qualche centinaio di migliaia di lavoratori dipendenti che, in conseguenza della riforma, potranno dunque subire un aggravio di spese annuale. E questo nonostante una crisi ancora non del tutto risolta e nella quale sta già pesando fortemente l’aumento dell’inflazione, con conseguente erosione del potere d’acquisto.

I numeri

Addentrandosi nell’elaborato realizzato dal centro studi dal sindacato, la riforma prevista nella Legge di Bilancio comporterà un aumento medio complessivo in Romagna di 73 euro annui per le aziende da 6 a 15 dipendenti (più 76,8%) e di 221 euro annui per le aziende da 16 a 50 dipendenti (più 161,5%). In particolare, in un’azienda da 6 a 15 dipendenti l’aumento sarà suddiviso in questo modo: 47,8 euro medi a carico delle aziende (per un totale quindi di 111,3 euro) e 25,2 a carico del lavoratore (che passano dagli attuali 31,5 a 56,7 euro); mentre nelle società da 16 a 50 dipendenti gli aumenti saranno invece suddivisi in 147 euro a carico delle aziende (il totale salirà quindi a 237,3 euro) e 73,5 a carico del lavoratore (119,7 la cifra complessiva).

Parlando di aliquote, queste sono ripartite, come noto, per due terzi a carico dell’azienda e per un terzo a carico del lavoratore. Di conseguenza, per un’azienda da 6 a 15 dipendenti si passerà dall’attuale 0,45% allo 0,80% e per un’azienda da 16 a 50 dipendenti dall’attuale 0,65% all’1,70%, di cui lo 0,90% per la cassa integrazione straordinaria. «Pur condividendo la necessità di una revisione del sistema degli ammortizzatori sociali – commenta la Uil – non possiamo accettare che ci sia un aggravio sulle buste paga di lavoratrici e lavoratori. L’aumento delle aliquote deve essere ben calibrato e utile a tenere in equilibrio il sistema senza, però, fare cassa. Tra l’altro – aggiunge il sindacato – si ipotizza di sostenere gran parte dell’aumento nel primo anno di vigenza, attraverso la fiscalità generale. Ma poi? Dovremo vedere calare così tanto le retribuzioni dei lavoratori e delle lavoratrici? Tutto ciò è inaccettabile ¬– aggiunge Ivana Veronesi, segretaria confederale della Uil – e chiediamo al ministro Orlando di convocare subito un incontro non solo con le parti datoriali, ma anche con le parti che rappresentano le lavoratrici e i lavoratori che in questa operazione di riforma rischiano di essere gli unici a pagarla».

La riforma

Quanto previsto dalla discussa riforma, in sostanza, è una specie di ammortizzatore universale, perché potranno beneficiarne anche imprese che fino ad oggi rimanevano escluse. Una scelta che si comprende con quanto accaduto l’anno scorso a causa della pandemia, quando il Governo centrale è dovuto intervenire aprendo i rubinetti della cassa integrazione in deroga. Più delle parole sono esaustivi i numeri: da aprile a dicembre del 2020 (dati Uil) in Romagna sono state erogate più di 44 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria (17,4 milioni a Forlì-Cesena, 13,9 milioni a Ravenna e 12,7 milioni a Rimini), 1,2 milioni di ore di cassa straordinaria (122.120 a Forlì-Cesena, 741.129 a Ravenna e 388.363 a Rimini) e più di 16,3 milioni di cassa in deroga (4,5 milioni a Forlì-Cesena, 5,1 milioni a Ravenna e 6,7 milioni a Rimini). Dall’inizio dell’anno ad oggi i valori si sono fortemente ridimensionati, simbolo di un’economia che comunque è tornata in parte a girare e ad assorbire parte dei lavoratori. Ora, però, l’arrivo di una decisione che potrebbe far discutere.

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