Alluvione nelle Marche, il racconto dei Vigili del fuoco di Forlì: "Mai vista una cosa del genere"

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«In 32 anni di servizio non avevo mai visto una cosa del genere». Basterebbe questa affermazione di Stefano Arfelli, capo reparto dei Vigili del fuoco di Forlì, inviato nelle Marche, insieme ad altre tre colleghi del Comando di viale Roma e a quelli di Rimini, Faenza, Ravenna, nei giorni terribili dell’alluvione della scorsa settimana, per capire la devastazione che ha colpito la regione e che ha lasciato morti e distruzione (proprio ieri è stato ritrovato il corpo del piccolo Mattia). Tre giorni di impegno a dare una mano alla popolazione, a cercare persone, liberare strade, case, aiutare come possibile. «Una cosa che mi è rimasta impressa, in senso positivo – prosegue Arfelli – è la solidarietà tra le persone. Tutti si aiutavano, ragazzi anche di 16 e 17 anni che spalavano il fango, tutti pronti a darsi una mano».

La partenza

Il piccolo resoconto della “missione” fa capire cosa comportano questi viaggi da parte dei Vigili del fuoco, i quali, come tante altre persone, si muovono quando c’è un’emergenza. «Siamo partiti giovedì sera, poche ore dopo il disastro – ricorda Arfelli –. Ci hanno accorpati, eravamo quattro di Forlì e 5 a Rimini. Siamo subito stati mandati a Cantiano e c’era già tanta acqua. Già prima di arrivare al paesino la strada era bloccata da una frana. Da lì in poi solo acqua. Io una roba così non l’ho mai vista in 32 anni di servizio. Nella piazza del paese c’era un metro e 80 centimetri di acqua. Piano piano quello che veniva trasportato da un torrente si mangiava strade e percorsi. Abbiamo portato fuori delle persone in difficoltà. C’erano residenti che non volevano lasciare la casa. Poi siamo andati a Sassoferrato, nell'Anconetano, quindi a Marotta per un soccorso urgente per una persona che si era trovata in mezzo al fiume, e ancora verso Senigallia: era notte e abbiamo usato i gommoni, per aiutare alcune persone, due invalidi, due anziani. La mattina ci hanno spostato a Serra de’ Conti dove c’era un disperso. Abbiamo lavorato anche a Pianello di Ostra, dove ci sono stati i 5-6 morti. Siamo andati nella casa di un anziano deceduto in casa, schiacciato dai mobili. Siamo riusciti a riposare dalle 23.30 alle 7, poi di nuovo a perlustrare Serra de’ Conti alla ricerca del disperso: abbiamo dovuto interrompere qualche ora perchè ha ripreso a piovere e in pochi minuti l’acqua si è alzata di un metro. Purtroppo quell’uomo lo hanno ritrovato incastrato tra i rami. Al termine di questa operazione, abbiamo fatto pranzo poi siamo andati a Sassoferrato: abbiamo trovato macchine che erano state trascinate dall’acqua per 30-40 chilometri. E non parliamo di un fiume grande. C’erano case con un metro di fango dentro. Ho fatto alluvioni e terremoti, ma questo mi ha lasciato il segno». Domenica sera il ritorno a Forlì, con negli occhi quello che non si sarebbe mai immaginato e la soddisfazione di aver comunque dato una mano.

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