Alluvione Faenza, depuratore fuori servizio. Scarichi deviati

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L’impianto di depurazione delle acque reflue urbane di Formellino è ancora «fuori servizio» dopo che si era allagato nei giorni scorsi: a darne notizia è la Prefettura, che rileva «criticità» per la struttura. Dall’assessorato all’ambiente del Comune manfredo confermano lo stato «non funzionante» del depuratore e fanno sapere che la soluzione individuata al momento consiste nel direzionare gli scarichi industriali «verso altri impianti di depurazione», come ad esempio quello dell’azienda Tampieri o gli altri gestiti da Hera in Romagna a Ravenna, Forlì, Imola. Sul destino delle acque nere, però, al momento nessuno è in grado di fornire certezze: Hera, impegnata su «numerose emergenze», si riserva di intervenire sul tema in un secondo momento, mentre lo stesso assessorato all’ambiente «non esclude che in alcuni tratti della città le tubature più vecchie possano essere collegate direttamente all’impianto». In tal caso, è lecito immaginare che in questi giorni le acque nere si stiano riversando direttamente nel fiume per poi sfociare nel mare Adriatico. L’intervento di Arpae per eseguire monitoraggi e campionamenti in uscita dal depuratore, tenendo conto del suo mancato funzionamento, dipende da disposizioni prefettizie. In ogni caso, aggiungono da Palazzo Manfredi, «servirà un po’ di tempo per renderlo nuovamente operativo».

La costruzione del depuratore di Formellino, situato in un’ansa del Lamone finita sommersa a causa dell’alluvione del 16 maggio, fu avviata alla fine del 1974, mentre fra 2008 e 2012 Hera investì 3,45 milioni di euro per opere di ammodernamento e potenziamento, volte specialmente a migliorare la qualità dei reflui in uscita. La portata media giornaliera delle acque reflue trattate dal depuratore e scaricate nel Lamone è di circa 17.800 metri cubi, pari a 17 milioni di litri d’acqua “ripulita” dall’impianto. Ovviamente, la funzione del depuratore di Formellino è fondamentale non solo per la città di Faenza: senza di esso, risulterebbe compromesso il normale equilibrio dell’ecosistema, poiché fiume e mare non sono in grado di ricevere sostanze inquinanti in quantità superiori alla loro capacità autodepurativa. In tempi recenti, un esempio dei rischi che potrebbero derivare da un incidente che interessi anche il depuratore lo si ebbe nell’agosto del 2019, quando si verificò lo spaventoso incendio al magazzino della Lotras in via Deruta: le acque impiegate per spegnere il rogo finirono nei canali di scolo e fu quindi necessario operare in somma urgenza deviandole verso una vasca di laminazione affinché non raggiungessero proprio Formellino. Se ciò fosse avvenuto, ne sarebbe scaturito un disastro ambientale senza precedenti, che avrebbe coinvolto anche i lidi ravennati e l’Adriatico. Il fatto che il depuratore, e con esso il suo impianto elettrico, sia stato sommerso nell’ultima alluvione è quindi fonte di notevoli preoccupazioni.

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