Alluvione a Forlì. "Ci vorrà un anno prima di rientrare a casa"

Aveva comprato casa in via Nervesa e il 17 aprile scorso ci si è trasferito con la famiglia, neanche 30 giorni dopo tutto è da rifare. Sono ingenti i danni riportati alla propria abitazione a causa della furia del Montone che ha messo in ginocchio il quartiere Romiti. Una storia esempio di tante altre quella di Francesco Battista. «Quella notte non la dimenticheremo facilmente - racconta -. L’acqua ci ha portato via quasi tutto, provocando diversi danni. Subito ci siamo rifugiati dai miei suoceri per metterci al riparo. Loro abitano non molto distante da qui, in via martiri delle Foibe». Come se non bastasse, però, la sua famiglia è dovuta evacuare una seconda volta. «Abbiamo lasciato anche questa sistemazione - prosegue -. Purtroppo per giorni è mancata la corrente e l’acqua non era potabile. Non c’erano le condizioni per restare. Così, abbiamo scelto di evacuare di nuovo e trasferirci in un’abitazione di famiglia a Bertinoro». Ora, a distanza di poco più di due settimane, inizia la vera conta dei danni. «La nostra casa non ha problematiche a livello strutturale o di muratura - spiega Battista -, ma i lavori da fare sono tanti. Tutto il mobilio è da buttare, l’impianto di riscaldamento da rifare così come la centrale termica. L’acqua del fiume, tra l’altro, ha divelto anche la porta di ingresso e la fiumana si è portata con sé anche le finestre». La famiglia di Francesco, così come tante altre dei quartieri colpiti, con l’alluvione ha perso tutto o quasi. Come loro, tanti forlivesi sono fuori dalle proprie case e non sanno quando potranno farvi ritorno. «Ci sono molti lavori da fare, si tratterà di una ristrutturazione molto onerosa che sfiorerà i 150mila euro - dice Battista -. Probabilmente occorrerà più di un anno. Bisogna spaccare i pavimenti, rifare gli impianti e l’efficientamento energetico. Per non parlare degli infissi e della porta. Per ora, comunque, non possiamo fare rientro. La nostra casa così come si presenta oggi è invivibile. Fortunatamente con un architetto di fiducia stiamo procedendo con la perizia da presentare alla Protezione civile». Un anno, o forse anche di più, prima di poter tornare a casa. Anche lui con il supporto di amici e familiare ha provato a salvare il salvabile da acqua e fango e sin da subito, seppur scosso, Francesco sta provando a rimboccarsi le maniche. «C’è tanto da fare, ne sono consapevole - conclude -. Ancora oggi faccio fatica a confrontarmi con gli altri e a tornare a Forlì dopo quello che abbiamo vissuto, è stato molto traumatico. Però non c’è tempo da perdere. I lavori sono costosi, speriamo che nel frattempo arrivi qualche sostegno. In totale autonomia, informandomi attraverso i siti del Comune e della Regione, ho trovato la modulistica per fare richiesta dei primi contributi come quello del Cas (contributo autonoma sistemazione). La strada verso casa sarà lunga, anche se spero che tutto fili liscio così che tra un annetto possa fare ritorno insieme alla mia famiglia».