Alla fiera di veleni ed eccessi

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C'è un aspetto ancora inesplorato di Silvio Berlusconi su cui l’Italia si è divisa tra lodi sperticate e stroncature senza appello: la categoria dei giornalisti ha mostrato in questa vicenda tutti i suoi limiti. Faziosità e mancanza di equilibrio sono due ferite che hanno sanguinato prima e dopo il funerale a reti unificate, il lutto nazionale ostentato.
La politica deve essere di parte, la stampa no. Non è facile per chi è dipendente di Mediaset dimenticare chi paga lo stipendio a fine mese, ma va anche ricordato - per onestà professionale - che Maurizio Costanzo ha scritto pagine di ottimo giornalismo, Emilio Fede meno. Da lunedì abbiamo assistito a una santificazione laica, ad accuse alla magistratura che avrebbe dichiarato guerra a Berlusconi per disarcionarlo. I sostenitori di questa tesi gravissima dovrebbero rivolgersi alla Procura della Repubblica perché lo scenario ha i contorni del colpo di stato, con quanto ne consegue. Il suo identikit? Un imprenditore visionario e di successo, detestato e invidiato dai colleghi, che ha collezionato successi e sconfitte in politica, ha portato il Milan sul tetto del mondo, ha sbandierato il pericolo del comunismo in un rapporto conflittuale con la legge. Un padre, un nonno, un marito che sul rapporto con le donne ha mostrato la parte peggiore di sé. Ora resta da stabilire chi raccoglierà il testimone in Forza Italia. Certo è che nel centrodestra mancherà il leader dell’ala moderata, anche se il suo partito all’interno della coalizione è sceso dal primo all’ultimo posto. Tornando a noi, “i fatti distinti dalle opinioni” era una delle prime regole che si imparava nelle redazioni. Poi hanno avuto il sopravvento gli ultras della tastiera e l’informazione, invece di innalzarsi, si è abbassata di livello. O con Berlusconi o contro Berlusconi. Una partita che non appassiona chi crede nella verità, nonostante tutto.

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