Manuel Agnelli percuote la mente, ma non solo

In quella che è la splendida cornice della Corte degli Agostiniani, il 18 luglio si è tenuto il live di Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours. In occasione della rassegna Percuotere la mente, il cantante ha fatto tappa con il tour del suo primo disco da solista, “Ama il prossimo tuo come te stesso”, e si vede che Agnelli il suo pubblico lo ama assai perché ha regalato ai presenti un viaggio incredibile, spaziando dal nuovo album ai grandi successi degli Afterhours. Dimostrando professionalità e serietà, Agnelli è salito sul palco anche qualche minuto prima rispetto all’orario indicato da biglietto e, nonostante la mano rotta, vi è rimasto per due ore abbondanti, facendo percuotere non solo le menti, ma anche i corpi. Dopo aver aperto il concerto in maniera travolgente con “Severodonetsk” – traccia dell’ultimo album dal significato profondo – ci regala “Veleno”, grande classico degli Afterhours. Dimostrandosi eclettico e colto, si siede al piano – più volte nell’arco della serata – proponendo le commoventi “Milano con la peste”, “Tra mille anni, mille anni fa” e “Ama il prossimo tuo come te stesso” – tutte e tre facenti parti dell’album omonimo.
Dietro al personaggio da duro rockettaro, Agnelli ha saputo dimostrare anche una forte empatia, regalando al da poco scomparso “Cecio”, dei Massimo Volume, un tributo dei Joy Division. Con umiltà, ringraziando dopo ogni brano sia il pubblico sia i musicisti a lui affiancati, Agnelli ci dona “Ballata per la mia piccola iena” e “Quello che non c’è”. Ed è qui che il pubblico degli Agostiniani, fino a quel momento seduto, non riesce più a trattenersi al richiamo del rock e decide di lanciarsi sottopalco, trasformandosi in “piccole iene”. Stupito dalla quantità di persone accorse ai piedi dello stage, Agnelli fa un’inversione di rotta, cambiando scaletta e regalandoci un medley degli Afterhours – che comprendeva, tra le storiche, “Dea” e “1.9.9.6”. È la poliedricità che rende Agnelli unico nel suo genere. La capacità di saper muoversi tra un brano hard rock come “La profondità degli abissi” sino ad arrivare a una confessione intima come “Padania” senza però farci avvertire il distacco. Non è solo una scaletta da eseguire. Agnelli vive e fa vivere i suoi testi, regalando attimi di gioia, riflessione e commozione. Ringraziando ancora una volta Beatrice Antolini alle tastiere, Giacomo Rossetti al basso e Frankie (chitarra) e DD (batteria) dei Little Pieces of Marmelade, Agnelli – sfinito e con la mano dolorante – saluta la platea degli Agostiniani con “Bye bye Bombai”, lasciando però ancora la voglia di qualche altra canzone.

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