Metti una sera a parlare di sesso sadomaso. Accade solo al Mamì Bistrot di Rivabella che, venerdì 2 dicembre (alle 21), nell’ambito della seconda edizione della rassegna “Sex Parler”, presenta “Bdsm what? Parliamone”.
In cattedra la psicologa e sessuologa Irene Negri che, con l’abituale schiettezza del suo lessico divulgativo, tra frustini, manette e tute in lattice, accenderà un focus sul mondo della trasgressione fetish.
A progettare una delle rassegne più bizzarre del calendario eventi riminese, oltre alla titolare del Mamì, Severine Isabey, è Fabiola Bastianini, communication strategist e creatrice di rassegne di successo.
Come nasce l’idea di una rassegna di tal genere?
«Organizzare un evento legato al sesso l’ho pensato durante la pandemia quando, per ragioni personali, sono stata molto male. Ho avuto un problema dermatologico importante, una grave forma di psoriasi, che mi ha segnata a livello fisico. A quel punto, sotto l’effetto di dosi massicce di farmaci, il mio corpo è cambiato e, quando la patologia è sparita, guardandomi allo specchio ho dovuto fare i conti con un’immagine molto diversa di me. Un’immagine che ovviamente non mi piaceva e che mi ha segnato molto sul piano dell’autostima e dell’accettazione del mio corpo. Questo problema ha avuto delle inevitabili ripercussioni sulla mia sfera sessuale e, dunque, per diversi mesi, ho dovuto ricomporre i cocci di una femminilità in frantumi e ricostruire, mattone dopo mattone, l’immagine di una nuova Fabiola. A quel punto ho chiesto aiuto e ho pensato che la migliore terapia possibile fossero le sedute di “Sex Educando”, ovvero il percorso della sessuologa psicoterapeuta Irene Negri. Visti i risultati eccellenti di quella terapia, ipotizzando che molte donne potessero aver vissuto le mie stesse problematiche, ho deciso di trasformare la mia esperienza personale in un evento da condividere con gli altri. Ne ho parlato con la titolare del Mamì, Severine Isabey che, con la solita lungimiranza, ha subito accettato con entusiasmo la mia proposta. Così è nato il “Sex Parler”, un appuntamento annuale in cui parlare di sesso senza inibizioni né tabù per affrontare, con un linguaggio diretto e il supporto di professionisti, le mille sfumature dell’erotismo».
Una rassegna che parla di sesso a tutti, comprese le comunità Lgbtq+.
«Nell’epoca della sessualità fluida, non si può organizzare una rassegna di questo tipo senza essere inclusivi e dunque senza tener conto dell’eterogeneità dei gusti sessuali. Non a caso, la presenza di gay ai nostri appuntamenti è sempre significativa. Questi eventi, del resto, nascono proprio con l’idea di non escludere nessuno partendo dall’assioma secondo cui la “normalità nel sesso non esiste”. Perché, al di là delle definizioni, come dice la stessa Irene Negri, siamo tutti unici e speciali nella nostra esclusività».
Come ha risposto il pubblico di Rimini?
«Inizialmente eravamo molto preoccupate perché la sessualità, anche affrontata con il supporto di professionisti qualificati, è sempre una tematica spigolosa che si presta ad equivoci ed ambiguità. Per questo avevamo pensato a dei workshop con un massimo di 15-20 persone. Invece, con nostra grande sorpresa, le adesioni sono state molto superiori alle aspettative e, in alcune serate, abbiamo dovuto anche mettere i tavoli sul palco perché le sedute in platea non erano sufficienti».
Dopo la serata inaugurale, dedicata al mondo drag, quali saranno le novità della seconda edizione del “Sex Parler”?
«Il nostro principale obiettivo è quello di proporre incontri sempre con tematiche diverse. Teniamo in modo particolare al dialogo e all’interazione con i nostri partecipanti e dunque, anche quest’anno, il format sarà totalmente interattivo. L’obiettivo di Irene, del resto, è sempre quello di lasciare un segno formativo ed educativo, un contenuto o una riflessione che, con la logica del workshop, ci aiuti a risolvere un problema, a chiarirci un dubbio, ad analizzare una particolare tematica da una prospettiva diversa, meglio se inedita. Quindi anche in questa edizione parleremo di sessualità per insegnare qualcosa o comunque per tornare a connetterci con la sfera più intima di noi stessi. Il tutto mantecato da un pizzico di ironia. Perché la sessualità, un altro mantra delle nostre serate, va sempre vissuta con naturalezza e divertimento».
Peraltro, come ogni format che si rispetti, quest’anno è stata anche confezionata una sigla ad hoc.
«Esatto, un jingle realizzato dalla sottoscritta, interpretato da tutto lo staff del Mamì e prodotto dai Fratelli Cardelli di Synthposio Studio di Rimini. Ne è uscita una hit davvero molto azzeccata che, ne siamo certi, diventerà il nuovo inno dell’erotismo made in Romagna».