A Rimini 300 hotel chiusi e decadenti: "Appena tre alberghi a 5 stelle in Riviera, siamo fuori mercato"

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Trecento hotel chiusi e in stato di abbandono, altre centinaia aperti, ma fermi al secolo scorso, locali e ristoranti datati e da rimodernare. È la fotografia che Mauro Santinato, albergatore e presidente di Teamwork hospitality, società di consulenza turistica, fa della Rimini delle vacanze. Con un sistema turistico «bloccato» negli investimenti e un alter ego pubblico, invece, lanciato nella spesa. Sottolinea il manager riminese: «Siamo arrivati al paradosso. Con un Comune sempre più impegnato in interventi di riqualificazione cittadina, Parco del mare e piazza Malatesta sono due esempi eloquenti, e una classe imprenditoriale, invece, sempre più statica. Paralizzata. Timorosa. Risultato? Gran parte delle strutture ricettive sono lo specchio degli anni 80 e 90 e centinaia quelle finite fuori mercato e in stato di profondo degrado. Tutto condito da un’offerta turistica che non cresce in qualità, se non in pochissimi casi». Una disamina dura, graffiante, al vetriolo, quella di Santinato. Nei confronti di quella stessa categoria che ha saputo trasformare una normale città di mare nella capitale italiana delle vacanze. «In passato, certo, siamo stati bravissimi – commenta il presidente di Teamwork – ma poi ci siamo fermati, non abbiamo più guardato avanti. Mentre altre località si sono organizzate, hanno investito e oggi possono puntare sulla qualità dell’offerta, invece che sulla quantità».


Cinque stelle che mancano

E quando parla di qualità, Santinato intende ricercatezza delle strutture. « Sapete quanti hotel cinque stelle ci sono in Riviera? – stigmatizza – Tre. Appena tre: due a Rimini e uno a Riccione. Vi sembra normale in una località definita come la capitale italiana del turismo? Tutto questo mentre in Costiera amalfitana, sul Lago di Garda, a Taormina, solo per citare tre zone di vacanza nostre concorrenti, gli hotel di lusso pullulano, grazie anche ad investimenti stranieri, che qui, però, non arrivano. Vi dico solo questo: alcuni giorni fa noi abbiamo festeggiato la pulizia delle erbacce nel rudere dell’hotel Delle Nazioni a San Giuliano, a Caorle, invece, hanno celebrato l’apertura di un altro “Cinque stelle”».
Dito puntato contro un’intera classe imprenditoriale, il manager riminese suona la sveglia anche a chi, attraverso il “Piano strategico”, ha lavorato alla creazione della Rimini del futuro. Ma si è poi “fermato” «Maurizio Ermeti che propone in chiave turistico-alberghiera? Dopo un lungo silenzio mi sono imbattuto in una sua recente intervista. Poi più niente. Vorrei, invece, sapere, l’associazione Piano strategico cosa pensa della riqualificazione alberghiera? Che progetti ha? Ma non solo. A livello commerciale, che idee ha? Visto che, come dichiarato da un commerciante qualche giorno fa, di operatori riminesi ne sono rimasti ben pochi sul lungomare. Il resto sono negozianti stranieri, titolari di minimarket e attività di vario genere. Dove la qualità è, però, un optional».


Idee per le “pensioni”

Non solo polemica. Santinato, infatti, sul recupero delle vecchie pensioncine chiuse lancia alcune proposte interessanti. «Fermo restando che di investitori per riqualificare le vecchie colonie non se ne vedono all’orizzonte, e qui qualche domanda dovremmo tutti porcela – chiosa –, sarebbe opportuno pensare a come eliminare, da subito, quelle brutture rappresentate dai 300 hotel chiusi e decadenti. In che modo? Semplice. Permettendo la loro riqualificazione e trasformazione in condhotel, condominio che è anche hotel, ma qui dovrebbe intervenire l’amministratore comunale attraverso un piano urbanistico ad hoc, o in residence, d’estate gli alberghi necessitano di stanze dove far alloggiare il proprio personale dipendente, ma anche in silos-parcheggi. Insomma, in strutture di natura turistica. Certo non in immobili sui quali ricavare appartamenti da vendere».

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