A Ravenna i rifiuti diventano arte

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Legare la storia, l’ambiente, la letteratura, il sociale. Tutto questo è possibile attraverso Scart, un progetto che sostiene da più di 20 anni le politiche del riuso. Quest’anno a Ravenna, in occasione dei sette secoli passati dalla morte di Dante Alighieri, i più giovani puntano a dimostrare come tutto sia interconnesso. Protagonisti dell’iniziativa del Gruppo Hera sono infatti gli studenti di alcune Accademie di Belle Arti, tra cui quelli di Ravenna, oltre che i ragazzi della comunità di San Patrignano. Ecco il profondo marchio della Romagna. È Mauro Giani, curatore del progetto, a spiegare che, proprio la presenza della comunità romagnola di recupero «quest’anno si sente molto». «Hanno una ‘mano artistica’ diversa rispetto a quella di uno studente dell’accademia ma sono molto comunicativi. Le loro sono opere estremamente straordinarie e parlano anche di loro. Sono lì per recuperare la loro vita e arrivano a realizzare un’opera d’arte recuperando la materia. C’è un binomio straordinario e si vede benissimo». Quindi, la sostenibilità ambientale si intreccia con un profondo scopo sociale.

La parte artistica

L’ingresso della mostra ravennate, che si tiene a Palazzo Rasponi, è dedicato proprio a San Patrignano. La prima sala è invece tutta degli studenti dell’Accademia di Firenze, con l’Inferno. La seconda, sul Purgatorio, dei ragazzi di Ferrara e il Paradiso, in una terza, con opere degli studenti dell’Accademia di Ravenna. «È un progetto artistico e di comunicazione che ci fa capire come noi ci comportiamo quotidianamente – aggiunge Giani – Scart incide profondamente sul progetto di recupero della materia». Secondo Paola Babini, coordinatrice delle Belle Arti di Ravenna (unica Accademia in Italia con un indirizzo dedicato al mosaico) «per gli studenti è stata una bellissima sfida. Si sono confrontati con un’operazione di reinterpretazione della storia dell’arte attraverso materiali non semplici. Li abbiamo ripresi e riadattati, con scarti di tessuti a volte anche molto cangianti che hanno permesso di reinterpretare i grigi e i toni eccezionali di Gustave Doré». Quella di Ravenna è l’unica accademia in Italia ad avere un indirizzo dedicato al mosaico ed è stata per loro una scommessa davvero avvincente. Tra le opere che hanno maggiormente colpito, un ritratto di Dante realizzato con bottoni, pezzi di vetro, piccoli frammenti. «Nell’unitarietà dell’opera si è ottenuto un ottimo risultato», spiega Babini. Guardandolo da vicino la chiave di lettura è sostenibile: si possono ritrovare bottoni, suole di scarpe, pezzi di cinture, cappucci di rossetti usati come tessere. Un omaggio alla storia ma anche alla contemporaneità «Abbiamo ritrovato la materia nello scarto, e lo abbiamo fatto rivivere. C’è stata una grande interpretazione per recuperare il concetto della tessera. Per gli studenti è stata una bellissima sfida».

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