A Baccagnano fermentano vini e libri in maniera...naturale

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Per fare il vino, ci vuole... un libro. Almeno per Marco Ghezzi è andata così. Del resto chi, meglio di lui, potrebbe affermare che «la via di ingresso per qualsiasi argomento è la lettura». Marco Ghezzi infatti nasce editore, ha lavorato in Feltrinelli, ha fondato Hestia Edizioni, Factory e Hops Libri (poi confluite in Tecniche Nuove). Ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato di Apogeo, prima casa editrice in Italia nella realizzazione e vendita di ebook, e di Kowalski Editore. Ha fondato Bookrepublic, il primo store italiano di vendita ebook. Editore lo è tuttora perché nel 2018, insieme alla moglie Maura Romeo, ha fondato la Quinto Quarto Edizioni, a Brisighella. Ma proprio una volta arrivato in Romagna è andato oltre, è diventato vignaiolo e nello splendido casale in via Baccagnano, da cui la sua nuova azienda prende il nome, accoglie anche turisti e appassionati di vino e natura.

Il vizio dell’editoria

In sostanza, lasciata la grande città, Marco Ghezzi ha trovato il modo di unire a una vita nuova il suo lavoro di sempre. La chiave... di lettura sono diventati il vino, il cibo, l’agricoltura, spesso oggetto delle pubblicazioni di Quinto Quarto Edizioni, il cui nome è un esplicito riferimento al recupero proprio della cucina. Anzi, ad alimentare quello che in casa Baccagnano chiamano «il vizio dell’editoria» è stata proprio la tavola. «Dopo la ristrutturazione, e dopo aver piantato la vigna, abbiamo cominciato ad accogliere le persone. Le storie si sono moltiplicate e abbiamo cominciato a dire: sarebbe bello farne un libro... ed è nata la nostra casa editrice», dicono Marco e Maura. Titoli accattivanti che hanno attirato l’attenzione, come il gustosissimo “Gallinario”, una sorta di enciclopedia condensata e illustrata su galline, pollai e uova che ha meritato il premio Andersen 2021 come miglior libro di divulgazione. Imminente l’uscita dell’ultimo nato, il volume fotografico di un’ autrice americana dedicato a tutte le varietà di meloni. «Inciampiamo nei progetti e nelle persone», aggiunge Marco un po’ sornione, ma il fatto è che serve la capacità di dare le gambe alle idee e certo a Baccagnano questa non manca.

Agriturismo casa

Lui brianzolo, con ufficio e vita a Milano, lei calabrese, con lavoro e vita a Roma, in Romagna hanno creato il loro nuovo multiforme progetto di vita, accoglienza e produzione. Marco e Maura sono arrivati a Brisighella nel 2011 dove appena fuori dal borgo sono incappati nella antica pieve di San Nicola, sconsacrata dagli anni Sessanta, ma fino ad allora cuore pulsante della comunità brisighellese. Alla chiesa, la cui unica navata oggi è inglobata nell’agriturismo ed è diventata la suggestiva sala colazioni e pranzo, «facevano capo 52 famiglie, e basta pensare che alla collegiata in paese si riferivano solo 28 famiglie», spiega Marco che ha studiato a fondo la sua nuova casa (e ha chiamato il suo Sangiovese proprio “52 fuochi”). «Questo piano B era solo suo –racconta Maura –, io all’inizio ho avuto paura che mi sarebbero mancati la vita della grande città e tutti i consumi culturali a cui ero abituata. Ma qui vicino c’è Faenza che è una città culturalmente vivace e comunque siamo in una regione che consente di raggiungere in poco tempo ogni città più grande. Qui non mancano gli stimoli e poi in questo posto è nato nostro figlio che oggi ha 2 anni». A Baccagnano arrivano dal 2016 persone da tutta Italia ed Europa, «specialmente dal nord, molti olandesi, che arrivano nell’entroterra romagnolo spesso dopo aver già viaggiato molto in Italia. Alcuni arrivano in treno e basta loro percorrere 800 metri a piedi per allontanarsi da tutto arrivando qui. A volte hanno grandi progetti per andare a visitare le grandi città vicine in Emilia-Romagna o in Toscana, poi alla fine restano a Baccagnano e al massimo si muovono a piedi per visitare il paese e andare a pranzo e a cena nei dintorni – spiegano Maura e Marco –. Abbiamo due stanze con una saletta comune e la biblioteca, più due monolocali autonomi collegati con la nostra casa. Chiudiamo con la fine delle sagre dell’autunno in paese e riapriamo in primavera; per Natale la casa diventa tutta della nostra grande famiglia che si riunisce da nord a sud». Le stanze, come tutti gli ambienti comuni, sono state recuperate rispettando le strutture originarie della antica casa, i muri spessi, le finestre ovali, i materiali. Per gli arredi sono stati recuperati nei mercatini e antiquari di tutta la Romagna pezzi restaurati con grande semplicità e altrettanto buon gusto. Il recupero qui è una passione autentica.

Nella navata della ex chiesa della pieve, dove oggi c’è una cucina al posto della sagrestia, vengono servite le colazioni per gli ospiti e le degustazioni dei vini prodotti nella cantina di Baccagnano, accompagnati con taglieri e prodotti del territorio, verdura, uova, frutta e confetture sono della casa. «Dall’anno prossimo, oltre a rinnovare le serate del giovedì di “Baccagnano estate” in giardino, conto di avviare anche un progetto di ristorazione stagionale coinvolgendo alcuni chef da tutta Italia nel week end».

Cantina e vini

Intanto si è appena placato, momentaneamente, il lavoro in vigna e in cantina, dove ora le uve fermentano in anfora o nei tini d’acciaio e cemento in attesa di finire in bottiglia. Con l’acquisto della casa e la sua ristrutturazione, infatti, è stata impiantata anche la vigna e di conseguenza ha preso corpo la cantina. Circa 7 ettari di terreni ospitano oggi 2,5 ettari di vigna. Con la prossima vendemmia verrà formalizzata la certificazione biologica. «La vigna ho imparato a conoscerla con Tarcisio, il signore di 88 anni che ho conosciuto arrivando qui – spiega Marco –. Poi con le prime vendemmie e vinificazioni mi sono appoggiato ai grandi vignaioli che ho per vicini di casa: Paolo Babini, Filippo Manetti... Li ho osservati, ho ascoltato i loro consigli, siamo diventati amici, e nello stesso tempo leggevo». Nel 2019 è entrata in funzione la cantina ipogea, quindi naturalmente termoregolata, di Baccagnano, con vista sulla terrazza vitata sul greto del Lamone. Marco Ghezzi segue dalla pianta alla bottiglia la trasformazione della sua uva in vino . Oggi produce circa 7mila bottiglie con l’obbiettivo di arrivare a 15mila. Sangiovese, i cloni più tipici di Brisighella, Trebbiano, Albana, di cui verrà piantato un altro ettaro e mezzo a primavera, e l’unica concessione internazionale con qualche barbatella di Chenin blanc, sono i vitigni messi a dimora. In cantina la scelta è una: la naturalità totale, anche nel tappo, che è a vite per tutti. Paglia è l’albana base, macerazione di dieci giorni e vinificazione in acciaio. «L’albana è un vitigno fantastico – dice Marco –, se azzecchi quando vendemmiarla, poi fa tutto lei. Se poi l’albana la metti in anfora georgiana (e a Baccagnano ne hanno due una da 350 e una da 600 litri, ndr) a macerare per almeno 30 giorni, ecco che succede come una magia: l’anfora fa tutto da sola». Piròna, che in dialetto significa trottola, è l’albana frutto delle macerazioni in anfora. Trés bien è invece il blend di trebbiano e chenin blanc, fruttato e quasi speziato, saporito, come gli altri vini di Baccagnano, sinceri, schietti, da bere con gusto e magari in compagnia. Come il Sangiovese “52 fuochi”, il rosso di base e di punta insieme, del resto è anche l’unico. «Non usiamo lieviti selezionati, controllo delle temperature, prodotti chimici e altre diavolerie e sostanzialmente il motivo principale è che: non ne sono proprio capace». Ma potrebbe anche dipendere da tante ...buone letture.

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