Arca: Crollo con hotel e ristoranti, salvati dai pasti a domicilio

E’ un 2020 a due facce quello dell’Arca sul territorio romagnolo. Nell’anno della pandemia da Coronavirus, la catena dei cash & carry ha visto infatti il settore Ho.Re.Ca. in grossissima sofferenza come un po’ in tutta Italia per lockdown e restrizioni varie che hanno colpito al cuore la cerniera Hotellerie-Restaurant-Café, ma ha beneficiato della possibilità della vendita al dettaglio e ha chiuso i dodici mesi addirittura in positivo. A rivelarlo è il presidente Giovanni Baldacci, che fa il punto della situazione dal suo quartier generale di Pievesestina di Cesena.

Come si è chiuso, l’anno del Covid, il più duro per la nostra economia dal Dopoguerra a oggi?

«Per il settore Ho.Re.Ca (quello che serve cioè bar, ristoranti, pizzerie, piadinerie, alberghi…), il 2020 è stato a dir poco disastroso, con una perdita di fatturato nell’ordine del 25% circa sugli anni precedenti. Da parte nostra abbiamo fatto tutto il possibile e anche di più, ampliando la gamma dei servizi ai clienti: oltre a promozionare i prodotti, abbiamo cercato infatti di aiutare i ristoratori e gli albergatori introducendo ad esempio la consegna a domicilio, consci che, potendo lavorare solo sul pranzo, sono stati costretti a rinunciare a parte del personale e anche la sola spesa tradizionale potrebbe provocare loro delle difficoltà aggiuntive».

Quanto influenzano anche la vostra attività questi continui cambi di colore delle regioni?

«Ovviamente in maniera importantissima. Basta guardare al volume d’affari estivo: quando è stato riaperto tutto, in tre-quattro mesi abbiamo portato a pareggio il fatturato dell’anno precedente. Purtroppo le restrizioni ricadono indirettamente anche su di noi che serviamo esclusivamente bar, ristoranti, pizzerie, piadinerie e alberghi. Per fortuna, noi possiamo fare anche vendita al dettaglio e anche se non sono rimasti tanti piccoli negozianti, questo ci ha dato un bell’ossigeno e ci ha fatto chiudere il bilancio in positivo».

E’ riuscito addirittura a compensare le perdite dell’Ho.Re.Ca?

«Esattamente. Dovendo restare in casa e lavorando in molti casa in smart working, i pasti domestici sono notevolmente aumentati e il nostro canale supermercati (qui in Emilia Romagna costituito dai ‘Famila’) hanno lavorato molto più che in passato. Quello che abbiamo perso all’ingrosso lo abbiamo così conquistato sul dettaglio. Anzi, abbiamo più che compensato».

Avete notato qualche sbalzo nei prodotti rispetto al solito? Maggiori richieste per alcune tipologie considerati appunto i lockdown e lo smart working?

«Sull’andamento degli assortimenti non ci sono stati sbalzi o richieste particolari: ovviamente si sono venduti moltissimi gel per le mani e mascherine che prima non venivano richieste. Direi che l’incremento più evidente è stato sui vini: mangiando in casa ci si concede qualcosa in più e sono andate molte più bottiglie. Anche di qualità».

Con il personale come vi siete organizzati? Avete adottato misure particolari?

«Non abbiamo lasciato a casa nessuno, né abbiamo avuto necessità di cassa integrazione. Anzi. Abbiamo ovviamente predisposto tutte le misure perché tutti lavorino in sicurezza e abbiamo spostato qualche dipendente nel settore dettaglio, nei supermercati, proprio per le ragioni dette in precedenza».

Quali sono le aspettative sul 2021 e quanto è fondamentale una Pasqua senza troppe limitazioni?

«Questi primi due mesi hanno purtroppo un andamento simile al 2020, con l’ingrosso in sofferenza e il dettaglio in crescita. Le festività con le attività aperte sarebbero vitali per tutti e non solo per noi».

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