Antonella Questa a Poggio Torriana

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“Mentre Vivevo”, la rassegna di teatro curata da Quotidianacom alla sua sesta edizione sulla terrazza della riviera al Teatro Aperto di Poggio Berni, ospiterà questa sera alle 21 l’attrice e autrice Antonella Questa, artista che vive e lavora tra Francia e Italia e che porterà in scena storie che l’appassionano, raccontandole con ironia e usando il corpo come fosse una seconda lingua. Dopo l’esperienza televisiva a “La fattoria dei comici” ha realizzato spettacoli sull’economia, sul rapporto donna/religione, sull’infertilità, sulla nostra ricerca di approvazione, sul rapporto col tempo che passa, sulle dipendenze comportamentali e sulla pedagogia nera. A “Mentre vivevo” presenta Questa sono io! che include Vecchia sarai tu e Svergognata, due testi che raccontano l’animo, il corpo e la vita delle donne in due circostanze differenti, ma reali o potenziali, con piglio umoristico e amaro.

Partiamo da “Questa sono io!”: come è nata l’idea?

«Si tratta di una presentazione reading. È un libro nel quale ci sono due drammaturgie; tutto è nato dall’editore Caracò, in particolare Alessandro Gallo ed Emanuele Tirelli. Grazie al libro, ho approfondito alcune tematiche».

Il significato del titolo?

«Di cognome mi chiamo Questa ed ecco, il mio salire in scena è una sorta di risposta a chi sono».

Lo spettacolo comprende due testi. Il primo è “Vecchia sarai tu” e la protagonista è un’anziana. La vecchiaia come viene vista?

«Racconto il tempo che passa in una società in cui sembra non ci possa essere il diritto di invecchiare. Racconto di tre donne e un uomo: un’ottantenne chiusa in un ospizio contro il suo volere, una 45enne che non vuole accettare il tempo che passa e una venticinquenne con la sua precarietà di tempo».

Il tempo per l’anziana donna cosa rappresenta?

«È un valore legato ai rapporti umani. Ha vissuto appieno una vita che ancora non è giunta al termine. Ha accumulato esperienza e un bagaglio di vita non indifferente, libera da sovrastrutture mentali».

Il secondo è “Svergognata” e la protagonista è Chicca. Ci raccontare di lei?

“È una donna che ha tutto ciò che la società le ha “chiesto”; è sposata, due figli e una casa sua. È soddisfatta solo apparentemente».

In questa seconda parte sembra quasi ci sia una sorta di confronto - scontro tra la perfezione e l’imperfezione. È così?

«Sì, la perfezione che viene richiesta e che è irraggiungibile e l’imperfezione che di fatto appartiene a tutti noi».

Lei come li definirebbe?

«La perfezione siamo noi in relazione con noi stessi, ci facciamo domande e cerchiamo le risposte; l’imperfezione è l’opposto, è quando c’è un disagio che non ci permette di rispettarci».

Lei lavora tra Italia e Francia, quali le differenze professionali?

«In Francia c’è la cultura della cultura; fino a qualche anno fa era presente anche in Italia».

Cosa significa essere attrice?

«Raccontare storie, le nostre».


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