Ansia per il Coronavirus, l’export verso la Cina vale 93 milioni nel forlivese

Forlì

FORLÌ. C’è un mondo che vale milioni di euro e che ora guarda i telegiornali con le dita incrociate e un’ansia evidente. Al di là di un timore quasi ancestrale di contagio, effetti materiali ancora non si vedono. Ma le imprese forlivesi guardano a Oriente sperando che il caos sanitario e il cordone di sicurezza che chiude la Cina al resto del mondo non intacchi affari che negli ultimi anni hanno registrato un aumento costante.

I numeri

La rotta tra Forlì e il gigante asiatico vale complessivamente oltre 290 milioni di euro. Una cifra pesante. Composta dagli scambi costanti di prodotti sul doppio binario. Le esportazioni verso la Cina rappresentano il 2,5% del totale provinciale, pari a 93 milioni di euro nel 2019. Il settore del mobile imbottito, molto forte a Forlì, pesa per il 4,4% sul totale dell’export. Il calzaturiero per il 6,7. Il settore chimico (fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie) rappresenta invece il 5,6%, l’abbigliamento il 3,2%.

Ma il territorio, dalla Cina, principalmente importa merci e materie. Secondo i dati Istat rielaborati dalla Camera di commercio della Romagna, il valore totale dell’import nell’ultimo anno è stato pari a 199 milioni. Praticamente l’11% delle importazioni complessive a livello provinciale.
È un flusso continuo di materiali e prodotti lavorati che ogni mese partono o entrano consentendo a decine di aziende del territorio forlivese di fare affari importanti.
Il legame stretto con la Cina è peraltro riscontrabile anche dall’alto numero di persone di nazionalità cinese che rivestono cariche nelle imprese attive sul territorio: sono 490, il 10,2% degli stranieri, in buona parte commercianti, addetti del settore ristorazione o di quello manifatturiero.

Le imprese

A raccontare come l’attenzione delle imprese sia altissima è il presidente della Camera di Commercio della Romagna, Alberto Zambianchi: «La chiusura delle aziende e la possibilità che si interrompano i viaggi tra il nostro paese e la Cina, dove il virus si sta diffondendo in maniera veloce e importante, potrebbe portare a conseguenze negative sull’import-export nel Forlivese e nel Cesenate. Il pericolo che ci siano ripercussioni economiche sugli scambi commerciali legati al coronavirus in Cina sicuramente esiste - spiega Zambianchi -. Stiamo facendo delle verifiche per capire quale potrebbe essere l’entità del disagio, bisogna vedere nei numeri cosa succederà. Il problema c’è e come associazione siamo molto presenti e molto attenti all’evolversi della situazione».

Anche Confindustria non nasconde il pericolo di un rimbalzo negativo sulle aziende locali. «C’è sicuramente preoccupazione. Che sviluppi avrà questa situazione? Si riuscirà a delimitare il campo come tutti si augurano o è un’onda che si deve espandere ancora? Nessuno è in grado dirlo ma c’è timore - ragiona il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Paolo Maggioli -. L’ipotesi più tranquilla: in pochi giorni si capisce il fenomeno, la sua dimensione, e la cosa si risolve naturalmente. L’altra? Beh, meglio non farla… Al di là di tutto, oggi è difficile fare qualche previsione. Ancora non ci sono segnali di rallentamento nelle imprese locali, si vedrà nei prossimi giorni. Non abbiamo strumenti per analizzare il problema perché non abbiamo nessun termine di confronto col passato».

Come si trasmette e i sintomi

I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Un nuovo coronavirus (CoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo. Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato esseri umani. I sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l'infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. Alcuni coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario. Essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino e per realizzarne uno i tempi possono essere anche relativamente lunghi.

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