Angela Bandini, il giro del mondo nel mare

RIMINI. «Tutto iniziò a 15 anni al delfinario di Rimini quando mi immersi in acqua con i delfini. Lì mi si accese una fiamma dentro e capii che era la mia vita. Guardando queste meravigliose creature non feci altro che imitarle nel loro modo di prendere aria, scendere velocemente sott’acqua e danzare con loro. E fu lì, sempre al delfinario, che ci fu l’incontro con Jacques Mayol che mi aprì le porte di questo mondo».

La riminese Angela Bandini non è solo una grande campionessa di apnea, capace di superare personaggi mitici come Maiorca e Mayol, stabilendo il 3 ottobre del 1989 all’Isola d’Elba il record del mondo assoluto a meno 107 metri (anche se il profondimetro segnava 111 metri, il cavo infatti si era allungato per la trazione subita nei preparativi), prima donna nella storia dello sport a superare in un record gli uomini. Angela è una persona che ha vissuto, e vive ancora oggi, in simbiosi con la natura e in particolare con il mare.

«A 5 anni mio padre Armando per farmi vincere qualsiasi tipo di paura mi invitò a lanciarmi all’imboccatura del porto di Rimini. Può sembrare un gesto forte, ma per descrivere l’uomo che era basta dire che quando gli chiedevano come stava, rispondeva: “Meglio di quel che merito”… E ciò racchiude l’uomo mite, dolce e di fede che era».

Quali sensazioni provavi agli inizi e quali provi ancora oggi?

«Le sensazioni sono spinte da una coscienza che è legata al cielo, a Dio… Chiamala come vuoi, ma sono le stesse…».

Tu hai fatto immersioni nei mari di tutto il mondo, quali sono i ricordi più belli?

«É il ricordo dei profumi… Sento gli odori del fuoco fatto dalle noci di cocco sulla spiaggia tropicale… l’odore di qualsiasi angolo della Terra: Oriente, Americhe, Mediterraneo… Ci sono dei profumi che rimangono impressi dentro l’anima e che vivono sempre… Ma al primo impatto a colpirmi furono i colori: l’Elba con i suoi fondali blu trasparente, il Giappone col nero profondo dell’abisso, l’Oceano Indiano con la leggerezza e la freschezza di quelle tinte cristalline, smeraldo e blu variegati con tanti altri colori fortissimi e intensi dei pesci tropicali. Ricordo il farsi trascinare per mezz’ora da una tartaruga alle Seychelles in mezzo all’oceano Indiano… Farmi trascinare perché era un gioco che voleva lei perché quando mi staccavo mi ricercava e la spingevo, e questo le piaceva tanto… O l’accompagnamento di un branco di delfini durante la mia nuotata quotidiana alle Maldive per circa mezz’ora a ridosso del reef oceanico… Ma ricordo anche le pescatrici Ama del Giappone con le quali ho passato un mese intero sull’isola Hekura o i pescatori di spugna della Grecia o i pescatori dell’Indonesia ex cannibali, oppure ancora il nuotare dentro le piscine di lava con le foche alle isole Galapagos… É un mondo intero che porto nel mio cuore».

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?

«Sicuramente nella spedizione scientifica sulle Ande peruviane, a 5mila metri di altitudine nel lago Huacracocha, dove rimasi due mesi. Avevo solo 19 anni. Mancava la prima atmosfera, l’aria era rarefatta e faticavo molto a respirare. Tutte le difficoltà erano centuplicate dal fatto che era molto freddo e nevicava quasi sempre. Per entrare in acqua dovevo spaccare il ghiaccio. Ero talmente dimagrita che l’acqua entrava e usciva dalla muta. Un giorno uscii dal lago e cercai di riscaldare le mani sul fuoco acceso in una vecchia cisterna che usavano i minatori per scaldarsi. Non le sentivo più, ero preoccupata, pensavo di perdere le falangi… Dall’alto della montagna scese un gaucho col suo poncho, col suo cappello, arrivò dritto da noi. Scese da cavallo, mi prese le mani e me le frizionò con vigore sotto e sopra: in un attimo ripresero vita. Ecco io credo che sia stato un regalo del cielo… Anche il record del mondo, nel 1989, richiese molto impegno e sacrificio e lo volle fortemente il fondatore della Fondazione Leo Amici dei Ragazzi del Lago, protagonisti dell’Operazione Sirena sia a livello finanziario che tecnico. Leo Amici mi diede le tecniche medico scientifiche ancora oggi sconosciute per scendere nell’abisso. Tra l’altro quest’anno, il 7 ottobre, ricorre il centenario della sua nascita. Rimasi 23 giorni col cuore sospeso perché ogni giorno dovevo affrontare l’abisso ma lo feci con normalità, con la certezza che avrei avuto una conferma delle mie possibilità e questa fu la cosa più meravigliosa, così come mi aveva insegnato il mio maestro di vita».

Cosa consiglieresti a una persona che vuole iniziare a vivere il mare e le immersioni?

«Consiglierei a qualsiasi persona di sedersi in riva al mare, mettere la faccia in acqua, distendersi, provare a lasciarsi avvolgere, toccarlo, accarezzarlo… Semplicemente questo. Piccoli approcci, facendo un passo dopo l’altro, misurando le possibilità che sono illimitate per tutti noi perché abbiamo un potenziale a noi sconosciuto. Ma tutto deve essere vissuto in armonia e in tranquillità».

Tu nuoti in mare anche di inverno, quali sono gli accorgimenti da prendere?

«Ho cominciato a fare il bagno d’inverno per esorcizzare la stagione e scoprii che l’impatto dell’acqua fredda mi galvanizzava e rinforzava le difese immunitarie. Iniziai prima con un tuffo di 5 minuti e pian piano allungai i tempi e capii quali accorgimenti prendere. Così stetti in acqua per dieci minuti grazie all’uso di guanti e calzari. Poi volli aumentare di più e arrivai fino a 30 minuti. Ma mi accorsi che quando uscivo mi si irrigidiva il petto e provavo formicolio, e quindi si bloccava la respirazione. Il freddo che prendevo alla cervicale e sulla fronte, poi, mi provocava sbandamenti… Così cominciai a mettere un cappuccio che mi consentiva di coprire testa, collo e un po’ di petto. A San Pietroburgo mi buttai anche nel fiume Neva. Avevo addosso solo i vestiti ma avevo visto uomini che dopo aver bevuto vodka entravano in una buca nel fiume ghiacciato e lo volli fare anch’io».

Perché fare apnea?

«Fare apnea fa bene alla salute. Aiuta l’ossigenazione del tuo corpo, lo pulisce… Attraverso la respirazione ti porta a calmarti, a concentrarti e ad avere un maggiore controllo sul tuo corpo e sulla tua mente in modo naturale ma solo se hai fatto anche una ricerca profonda e sentita verso Dio che sta sopra di noi, altrimenti questo effetto benefico è solo momentaneo».

Commenti

  1. Angela è mia cugina ma non per questo io sono fiera di lei,ma per tutto quello che ha fatto. Perché conosco i suoi pensieri,i miei zii,persone eccezionali,so che ha dei principi profondi, legati alla fede, in seguito a delle esperienze personali molto forti,parli con lei e ti fa coraggio con consigli sempre buoni. Ti aiuta ad affrontare la vita con coraggio e ringraziamento. Ho passato un periodo molto difficile della mia vita, parlando con lei, mi ha aiutato con le sue parole a pensare e ragionare, parole e sue esperienze che ancora mi risuonano nella mente. È una persona unica ed eccezionale,con un carattere forte ed umano. Nonostante io vivo a Roma e lei a Rimini la sento sempre vicino. Che dire di più!? Abbiamo trascorso con i miei, delle estati a Rimini che non dimenticherò mai .
    Mi manca non poterla avere vicino. La forza che ti dà nel sentirla parlare è unica. TVB Angela

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