Anche il mosaico riminese di Anubi a Ravenna per "Prodigy kid"

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di ANNAMARIA BERNUCCI

Nel 1948 a Rimini, in pieno centro e a pochi passi dall’Arco d’Augusto, da uno scavo di via Fratelli Bandiera, emerse un mosaico figurato policromo (II-IV secolo d.C. databile alla media età imperiale), da una struttura romana. Poco si conosce del contesto e della funzione da cui affiorò il celebre pavimento arricchito da cornice, raffinatissima per l’elaborato disegno musivo. Da subito divenne oggetto di curiosità e studi focalizzati, in particolare il mosaico con la scena esotica, popolata di animali reali e fantastici, raro esempio musivo, tra quelli presenti in area nord italica, di un tema “mitologico”. Gli animali (un palmipede, un ippopotamo, una sfinge, vari felini, ma anche un icneumone, il predatore sacro agli egizi, abile contro serpenti e coccodrilli) convergono verso uno strano essere, un uomo dalla testa di cane. Anubi, il dio dalla testa canina del pantheon egizio? Un cinocefalo come personificazione dell’Etiopia come suggeriva anni fa lo scrittore Piero Meldini interpretando una narrazione di Plinio?

Un immaginario fantastico

Per quanto l’immagine si presti ad accese letture, tra sacro e cultuale, o evochi ambiente pastorale e geografico-nilotico, o faccia semplicemente riferimento a più prosaici apparati decorativi dell’edificio che la ospitava, resta che è stata da volano per una amicizia artistica estremamente collaborativa. Quella tra Leonardo Pivi (Cesena, 1965) e Francesco Cavaliere (Piombino, 1980), artisti provenienti da ambiti diversi ma convergenti verso un immaginario fantastico, i quali, sotto la regia curatoriale di Daniele Torcellini, hanno sperimentato una condivisione di intenti e di affinità, appena appena screziata dalla diversità dei loro linguaggi.

Le affinità le avevano già messe a confronto nel 2018, quando assieme collaborano alla creazione di racconti fantastici e favole contemporanee: ciò che ne era scaturito era stato un sistema composito fatto di oggetti, opere installative e mosaici, azioni performative e suoni. Ora invece sono complici e protagonisti in una mostra che terminerà l’8 gennaio dal titolo Prodigy kid al Mar – Museo d’arte della città di Ravenna, testimonianza delle diverse traiettorie del mosaico contemporaneo. Mostra in grado di sollecitare contrastanti emozioni per le quali Pivi e Cavalieri si sono adoperati dissezionando anomalie e scoprendo l’eccentricità che si annida nelle cose attorno a noi, o che arrivano dalla storia antica, attenti a riscoprire un retroterra remoto apparentemente sopito ma capace di svelare al contrario un patrimonio ricchissimo di simboli e potenzialità esaltate dalla pratica musiva.

Il mosaico di Anubi

Il cosiddetto mosaico di Anubi , conservato nella sezione archeologica del Museo della Città di Rimini e concesso in prestito dalla Soprintendenza Archeologica, è parte integrante della installazione Anubis vs Baboon e non è l’unico pezzo antico che permette, in questa labirintica operazione di confronto tra passato e presente, tra miti ed enigmi, di misurare le complessità e le contraddizioni del nostro tempo contemporaneo.

Presenti in mostra anche la pittura parietale del I secolo che rappresenta la divinità egizia Bes, proveniente dal Mann di Napoli, e un’edizione a stampa seicentesca di un disegno acquerellato del mostro eseguito da Ulisse Aldrovandi, pubblicata nel volume postumo Monstrorum historia.

Il mostro di Ravenna

Viene evocata anche la nota leggenda del mostro di Ravenna , cioè la nascita singolare, nel 1512, di una creatura che presentava un corno in fronte, squame di serpente su una gamba, artigli alle mani: quel bambino generò stupore e infausti presagi.

Un prestito eccezionale, voluto dagli artisti e dal curatore, testimonia quella creatura ibrida e deforme: si tratta del disegno di Leonardo da Vinci, dal Codex Atlanticus della Biblioteca Ambrosiana di Milano, prova della diffusione iconografica del prodigio e dei segnali profetizzanti ad esso legati, tra curiosità medica e scientifica e valori metaforici e leggendari.

La serie Prodigy kid, da cui l’intera mostra prende il titolo, dimostra di avere un fine – come è stato sottolineato –, quello «di ampliare l’orizzonte immaginifico della reinvenzione della leggenda cinquecentesca, realizzando così un’installazione in cui si mescolano archeologia e arte antica, leggende e iconografie rinascimentali, memorie da video game e racconti da speculative fiction».

Gli ingredienti ci sono tutti: il perturbante e la meraviglia, i freak e le creature antropomorfe, le superstizioni e le paure, le metamorfosi con gli animali fantastici e i bestiari e la sperimentazione artistica.

Tra leggende e raffinatezze da teratologi di razza, Pivi e Cavaliere hanno forse esplorato i mostri che abitano in noi, e chissà, i prodigi che forse sono molto più vicini di quanto ipotizziamo.

Due eventi al Mar domenica 8

Domenica 8 gennaio, in occasione della chiusura della mostra Prodigy kid, il Mar una conversazione con gli artisti alle ore 15, e alle 17 la performance inedita Lingua cygno soffia, che prosegue il ciclo di opere Anubis vs Baboon, installato nella sua interezza al secondo piano e recentemente confluito in un volume edito da Postmediabooks, Anubis vs Baboon. Archeo-fantasie di un mosaico romano nel XXI secolo.

Info: 0544 482477

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