Anche i nostri animali possono avere il Covid

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Anche gli animali domestici possono avere il Covid, ma a trasmetterglielo siamo noi. Il primo caso in assoluto del temuto coronavirus in un animale da compagnia è stato segnalato in un Volpino di Pomerania a Hong Kong, in Cina, nel febbraio 2020. Quel tenero animaletto non sapeva assolutamente di essere lui l’esemplare entrato nella storia. Un mese dopo, a marzo, il record l’ha raggiunto un gatto, sempre nella stessa città e da lì a seguire anche gli animali domestici sono stati colpiti dalla malattia, che comunque ha effetti di gran lunga diversi. Secondo un lavoro pubblicato sul Journal of Virology e che ha visto gli autori della Debre Tabor University e dell’Università di Addis Abeba fare una sintesi degli studi finora fatti sulla malattia, è stato accertato che cani e gatti sono entrambi suscettibili al virus Sars Cov-2 ma in modo diverso: i gatti sono altamente sensibili e hanno il potenziale per trasmettere la malattia ad altri esemplari mentre i cani molto meno.

Oltre a Fido e Fufi che potrebbero soffrirne, è stato confermato che tra i cuccioli di casa anche i criceti siriani dorati possono esserne colpiti. «I proprietari dovrebbero proteggere dall’infezione i loro animali da compagnia – spiegano gli studiosi - Ciò potrà avere un effetto positivo sulla prevenzione del Covid-19». Attualmente non ci sono prove sul potenziale ruolo degli animali domestici sulla trasmissione di Sars Cov-2, quindi sullo spillback (in sostanza, il passaggio del virus all’uomo dopo essere ritornato da un’altra specie). Tra gli animali, sembra che i furetti siano tra i più fragili e hanno la possibilità di contagiarsi molto velocemente, tramite il contatto diretto e l’aria. Completamente diversa la situazione per gli animali da allevamento: maiali e pollame non lo trasmettono e non ci sono prove su cammelli, cavalli, pecore, mucche e asini. Per quanto riguarda gli animali selvatici, invece, i felini sono molto esposti. Un esempio che lo ha dimostrato è avvenuto nell’aprile 2020, con cinque tigri (due malesi e tre dell’Amur) e tre leoni africani che avevano tosse secca e respiro sibilante e che poi sono risultati positivi al Covid test. Gli animali sono gli ospiti dello zoo del Bronx a New York, negli Stati Uniti. Si presume che un addetto del parco, asintomatico, abbia infettato gli animali. Anche i visoni, che vengono allevati per la loro pelliccia, sono anche suscettibili a Sars-CoV-2. Il primo caso positivo è stato segnalato dai Paesi Bassi il 23 e 25 aprile 2021. Anche qui, come nel caso dello zoo statunitense, la colpa del contagio è stata tutta dei lavoratori, positivi al virus. Secondo i veterinari, è importante che chi sia a contatto con gli animali usi misure rigorose di contenimento della malattia. Chi è a casa, ed è positivo, può per esempio mantenere la mascherina quando si trova a contatto con un cane o un gatto.

«Nell’attuale pandemia di Sars-Cov-2, la situazione è in rapida evoluzione e, alla luce delle recenti prove, dovremmo essere consapevoli della possibilità che gli esseri umani possano essere potenzialmente infettati da Covid-19 da animali, compresi quelli domestici – scrivono gli studiosi - Le consuete misure precauzionali dovrebbero sempre essere presenti come parte di una strategia di prevenzione delle malattie quando si tratta o si trascorre del tempo con animali da compagnia. Anche il tracciamento dell’infezione da Sars Cov-2 degli animali domestici, in particolare per quelli i cui proprietari sono positivi sarebbe importante per prevenire la recrudescenza del Covid-19. Dovrebbe essere evitato l’abbandono di animali da compagnia. Piuttosto dovrebbe esserci la tracciabilità degli animali infetti e la sorveglianza per prevenire un’ulteriore trasmissione».

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