È “amico” di Ravenna il nuovo sultano dell’Oman

Ravenna

RAVENNA. Nel 2003 era un influente ministro della Cultura, già indicato come erede al trono dell’Oman, e fu ricevuto con tutti gli onori dopo una sapiente opera diplomatica del professor Maurizio Tosi. Sayyed Haitham bin Tarek al Said volle quindi con determinazione che Ravenna ricambiasse la visita e una delegazione della città, guidata dallo stesso professore di Paletnologia e dall’allora vicesindaco, Giannantonio Mingozzi, entrò nei luoghi del potere politico ed economico di Muscat, la capitale del paese arabo.

Oggi Haitham bin Tarek, che in questi tre lustri abbondanti era rimasto ministro del patrimonio e della cultura, cugino del defunto Qabus bin Said Al Said, è il nuovo Sultano dell’Oman. Era stato proprio Qabus, il più longevo dei leader arabi e capace di rimanere sul trono per 50 anni, a indicare suo cugino.
La missione che Ravenna tenne in Oman e che vide il vicesindaco ed esponenti accademici ed economici della città bizantina accolti da colui che oggi è il sultano omanita, si tenne esattamente 16 anni fa, nella metà del gennaio del 2004. Si aprì proprio con un rendez-vous fra la delegazione e Haitham bin Tarek, a cui seguirono giornate in cui il gruppo guidato dal professor Tosi – di cui facevano parte anche l’imprenditore dell’offshore Renzo Righini, il direttore dell’Eurosportello Giovanni Casadei Monti ed altri delegati delle associazioni di categoria – incontrarono membri del governo e rappresentanti economici. Prima di viaggiare per “l’oasi ravennate”, ovvero i tre siti archeologici che l’Università di Bologna, attraverso Ravenna, ha portato avanti nel sultanato: Ra’s al Jinz, Ra’s al-Khabba e Suwayh.

Da allora le due figure scientifiche di riferimento, Maurizio Tosi per l’Unibo e Serge Cleuziou per la Sorbonne, sono scomparse. Ma il seme di quel legame non è andato perduto. Dal punto di vista scientifico, per esempio, Tosi fu uno dei grandi protagonisti delle celebrazioni per il Quarantennale dell’entrata dell’Oman nell’Unesco, nel 2012, che si svolsero alla presenza dell’allora direttrice dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la scienza e la cultura, Irina Bokova, e dello stesso Haitham bin Tarek.
Tosi, morto nel 2017, fu del resto consigliere del Ministero del patrimonio e della cultura dell’Oman per l’archeologia dal 2010 al 2016. Carica alla quale nel 2015 fu integrato anche il suo allievo, laureato a Ravenna, Dennys Frenez. Oggi l’archeologo trentino e ravennate d’adozione è membro della commissione Unesco dell’Oman: «Ritengo che come guida del Paese sia significativo che l’Oman abbia scelto qualcuno così legato alla salvaguardia della cultura e delle tradizioni – fa notare Frenez –, un’attenzione che ha sempre differenziato nettamente il sultanato dagli altri paesi del Golfo. Una sensibilità che peraltro ha sempre contraddistinto l’attuale sultano, che anche solo una settimana fa aveva accolto Francesco Genchi, laureato a Ravenna, per ispezionare i nuovi ritrovamenti dello scavo che dirige per l’Università della Sapienza, la Necropoli di Dibba».

Non stupisce il racconto di Dennys Frenez, visto che in quell’ultima tappa dei ravennati negli scavi archeologici in Oman si videro raggiunti a sorpresa dall’attuale sultano. Con cui Mingozzi, ieri vicesindaco e oggi presidente del Tcr, non ha mai spento i contatti: «Haitham bin Tarek al Said è un amico di Ravenna e il fatto che sia, come era atteso, succeduto a Qabus come sultano è una bella notizia per la nostra città – spiega –. Nei prossimi giorni gli invierò una lettera e mi auguro sia una possibilità per approfondire ulteriormente i rapporti con il paese che detiene il porto di Salalah, uno scalo da 4 milioni di teu. Non è un caso che all’Omc lo stand dell’Oman sia ancora oggi uno dei più importanti».

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