Amici da più di novemila anni Dei, demoni, o “impiegati”

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Da più di 9000 anni l’uomo ha addomesticato il gatto. O il gatto si è lasciato in parte addomesticare. Punti di vista. La collaborazione gatto-uomo è con ogni probabilità iniziata quando si è diffusa l’agricoltura, che ha reso prezioso il ruolo dei predatori naturali dei ratti per la protezione delle granaglie. Ma per lungo tempo si è trattato più di addestramento che di vera domesticazione. Una posizione che ha meritato al gatto addirittura la divinizzazione in Egitto, dove la dea Bastet, dal volto di felino, era la protettrice delle donne, della casa e delle nascite. Dall’Egitto, per il tramite dei Fenici, il gatto giunse nelle case anche dei Greci, ma i veri appassionati del piccolo felino furono i Romani. Nel Medioevo l’atteggiamento diventa bifronte. Nel mondo islamico i gatti sono molto rispettati (anche in ricordo della soriana Muezza, la gatta che salvò Maometto dal morso di un serpente e che ne divenne amata compagna del Profeta) tanto che addirittura sono l’unico animale che può accedere alle moschee, considerati animali puri anche per le loro abitudini di meticolosa pulizia. Per i cristiani, invece, il micio è un animale che venne associato con il maligno e le streghe, guardato con una diffidenza che sarebbe nata dall’osservazione dell’atteggiamento del gatto che gioca con la preda prima di ucciderla, con quella che veniva letta come un’analogia di quel che il demonio fa con il peccatore per indurlo alla dannazione. Venivano anche associati agli eretici, perché ritenuti il simbolo dell’essere che, indipendente e restio all’obbedienza, rifiutava di sottomettersi alla dottrina. Soprattutto i gatti neri avevano pessima fama, visti come incarnazione del maligno, che sopravvive nelle superstizioni popolari che associano gatti neri e sfortuna (tranne che in Inghilterra, dove il gatto nero è addirittura, al contrario, un portafortuna). Eppure, continuavano ad affascinare e a catturare l’interesse: basta vedere quanto i gatti siano presenti nelle miniature che decorano i manoscritti medievali, dove felini ritratti nelle pose più strane, realisticamente disegnati o fantasiosamente trasformati e umanizzati, popolano le iniziali e i margini dei testi. Bisogna attendere il Cinquecento per veder tornare in auge nelle corti europee mici sornioni. Al punto che qualcuno di questi riuscì a fare la bella vita in palazzi come quello del cardinale Richelieu. E a quanto pare politica e gatti vanno d’accordo. In Inghilterra a Downing Street presta servizio un Chief mouser to the Cabinet Office, un gatto che, a spese del governo, abita e “lavora” stabilmente per tenere i roditori lontani dagli uffici del primo ministro britannico. Una tradizione che risale all’uso della corte già dai tempi di Enrico VIII, ma ufficializzato a partire dal 1929, quando il primo gatto a essere “stipendiato” a Downing Street fu Peter, durato in carica fino al 1946, sotto ben cinque primi ministri, compreso Winston Churchill.

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