Alpini, presidente ANA: "Da Rimini una grande rinascita"

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«Rimini tiene alti, da sempre, i valori dell’accoglienza. Così come gli alpini tengono alti, da sempre, quelli della solidarietà. Sentimenti rari, difficili da trovare, in un periodo di odio e morte come quello che stiamo attraversando, e che si fonderanno nella sfilata dell’8 maggio». È con voce carica di emozione che Sebastiano Favero, presidente dell’Associazione nazionale Alpini, rivolge il saluto «al popolo di Romagna», per la grande Adunata iniziata a Rimini. Una manifestazione «congelata da due anni per il Covid e che – commenta Favero - è arrivata nel momento, probabilmente, più brutto che l’Italia e l’Europa ricordino dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi».

Presidente, l’Adunata degli Alpini, oltre ad una festa, rappresenta anche un momento di riflessione importante in un periodo in cui migliaia di civili ucraini muoiono sotto le bombe dell’esercito di Putin.

«Sconforto, dolore e amarezza: questo è quello che provo, ma che, credo, provino tutti gli italiani, davanti a quelle immagini di morte e distruzione che ci arrivano dall’Ucraina martoriata. Assurdo pensare che dopo quasi 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa potesse rivivere bombardamenti, cannoneggiamenti, invasioni militari: eppure è così. Chissà cosa avrebbero provato i nostri “veci”, che, con la divisa da alpino indosso, si batterono per la pace e l’armonia tra i popoli. Prerogative che spinsero il segretariato dei Premio Nobel con sede a Piacenza a conferire, nel 2019, alla nostra Associazione Alpini (Ana), un alto riconoscimento per essersi, da sempre, prodigata per la pace. Voglio però ricordare a tutti, che la pace non è un bene eterno, purtroppo, ma va difeso con forza e trasmesso con convinzione alle nuove generazioni».

Ma parliamo dell’Adunata degli Alpini di Rimini, manifestazione che viene accolta sempre con simpatia in qualunque città: cosa significa sentirsi alpini oggi?

«Significa essere capaci di testimoniare e rappresentare quei valori che i nostri “veci” ci hanno tramandato in 150 anni di costituzione del corpo e negli oltre 100 anni di vita dell’Associazione: spirito di corpo, senso di appartenenza alla Patria, e solidarietà verso gli altri».

I riminesi sentono forte gli ideali di solidarietà e accoglienza, un po’ come gli alpini…

«Certo. E questo l’ho ricordato ogni volta che mi sono trovato a parlare, in pubblico e in privato, dell’Adunata di Rimini. La gente di Romagna ci somiglia molto, per questo si è creato subito un feeling naturale, forte. E l’accoglienza, la solidarietà, la fratellanza, sono i valori che più di tutto ci accomunano. Considero, quindi, quella di Rimini una grande rinascita, dopo due anni di blocco pandemico».

Il generale Figliuolo, noto per aver gestito il periodo più grave dell’emergenza Covid, è un alpino, ed è stato comandante della Brigata Taurinense.

«Francesco, oltre ad essere un amico è anche un grande uomo e un grande alpino. E lo abbiamo visto tutti durante la gestione dell’emergenza Covid. Prima di tutto ci ha messo il cuore, proprio come facciamo noi con la penna nera sul berretto».

Quella appena iniziata sarà l’ottava edizione (dal 1920, anno in cui sono iniziate le Adunate), che si svolge in regione. Le altre si sono tenute a Piacenza (l’ultima, nove anni fa), a Bologna (3 edizioni), a Modena, Reggio Emilia e Parma. Sarà, però, la prima a Rimini, una città di mare…

«Vorrei ricordare che Rimini ha avuto grandi alpini. E abbiamo già sfilato in altre città di mare, come Catania e Pescara. Ma guardate che la gente di mare non è poi così diversa dalla gente di montagna. Anzi, al contrario. Le difficoltà ambientali che spesso sei costretto a superare in mare, infatti, sono le stesse che puoi affrontare in montagna e che temprano il carattere e ci rendono molto simili. Seppur nelle diversità».

Favero, veniamo da due anni di pandemia, nei quali l’Associazione Nazionale Alpini ha recitato un ruolo importante, rispondendo al richiamo del Paese con migliaia di volontari che hanno fornito servizi di controllo del territorio, distribuito mascherine e farmaci, sostenuto gli anziani, lavorato negli hub vaccinali.

«Il nostro impegno lo vorrei tradurre in numeri. Dall’inizio della pandemia fino al 31 dicembre del 2021 abbiamo prestato, come Ana, oltre 5 milioni e 400mila ore di lavoro, qualcosa come 670 mila giornate. E poi abbiamo raccolto 8 milioni di euro che abbiamo destinato all’emergenza covid. Ci tengo, infine, a ricordare l’ospedale alpino di Bergamo, che, ad inizio pandemia, costruimmo in 7 giorni, con 150 posti di terapia intensiva».

Presidente, chi potrà partecipare alla grande sfilata conclusiva dell’8 maggio, sul lungomare di Rimini?

«Chi è socio Ana per aver fatto parte del corpo militare degli Alpini, ma anche la componente degli “Amici degli alpini”, costituitasi nel 2017: tutti quelli, cioè, che sono iscritti all’Associazione da almeno 2 anni e che si sono distinti per impegno e dedizione. Quest’anno sarà la prima volta che vedremo sfilare tutte le 19 bandiere di guerra dei vari reggimenti che in questi 150 anni hanno dato vita al corpo degli Alpini. Un corpo militare, che, ad oggi, è composto da 11mila soldati in armi».

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