L’angoscia di chi a Sogliano ha udito «il boato della montagna che crolla sotto l’acqua», di chi a Roncofreddo ha «ricevuto alle 23 la telefonata di un figlio allarmato perché non aveva notizie della madre» e di chi a Mercato Saraceno ha visto «interi boschi finiti nei corsi d’acqua», inclusa addirittura «una radice pesante 6 quintali». È prima di tutto questa la sensazione trasmessa dalle parole pronunciate due sere fa dalle sindache di quei tre Comuni, Tania Bocchini, Sara Bartolini e Monica Rossi, che hanno raccontato in un incontro il dramma dei territori collinari e montani del Cesenate nella morsa delle frane.
Allagati e franati: destini diversi
Alla Festa dell’Unità al parco “Frutipapalina” di S.Egidio, è stato il consigliere regionale Massimo Bulbi a sottolineare perché sia essenziale parlarne, spiegando che il disastro del 16 e 17 maggio e delle settimane seguenti ha avuto due facce differenti: «Ci sono stati gli allagati, che hanno avuto danni ma hanno prospettive di aiuti per la ripartenza in certi tempi, poi ci sono i franati, che invece non hanno alcun tipo di certezza».
Il suo timore, come quello delle tre amministratrici, è che «i sindaci dei piccoli Comuni vengano messi in secondo piano, se non dimenticati». E invece, ha evidenziato Bulbi, servono «le risorse necessarie perché tutti quei luoghi tornino a essere come prima, perché lo spopolamento sarebbe un danno». E lo sarebbe «anche per la pianura, visto che le manutenzioni a monte sono fondamentali per evitare guai a valle».
Mercato Saraceno
Monica Rossi ha rivendicato che a Mercato Saraceno si è fatta «la scelta virtuosa» di «chiudere subito le scuole, evitando che girassero i pulmini», dopodiché – ha raccontato con voce rotta per la commozione – «è iniziato a crollare tutto a partire dallo svincolo della E45, col muro di contenimento della terra che non è stato ancora sistemato dall’Anas, nonostante le nostre sollecitazioni». Tanti ricordi sono incancellabili. Come quando «su via Falconara sono arrivate le ruspe e gli abitanti hanno esultato come se fossero arrivati i liberatori». Ma ci sono state «frazioni che sono rimaste per 4 giorni senza acqua, senza luce e senza gas». Una «situazione apocalittica», tutt’altro che superata, perché «occorrono soldi che non abbiamo. Possiamo rimandare i pagamenti dei mutui – ha spiegato –. Ma non possiamo non pagare le imprese che stanno lavorando».
Roncofreddo
La sindaca di Roncofreddo, Sara Bartolini, ha riferito che «la viabilità ha sofferto terribilmente: tutte le nostre strade comunali, nessuna esclusa, hanno subito danni per frane, con zone isolate per diverse settimane». Ha poi aggiunto che «la Regione ci è stata veramente vicina, anche con la presenza fisica sul nostro territorio»: un apprezzamento, questo, che è stato condiviso da tutte le sindache. Per fortuna, ha proseguito la prima cittadina, anche grazie al «grande aiuto dei vigili del fuoco», ora sono state «riaperte tutte le strade, ma in modo provvisorio, e quindi in autunno, quando torneranno le piogge, rischiamo di ritrovarci in grande difficoltà, magari coi mezzi di trasporto scolastico e per la raccolta dei rifiuti che saranno impossibilitati ad arrivare sul posto. Ma così la gente se ne va via».
Sogliano
Proprio questo timore di essere abbandonati, trovandosi tra due o tre mesi a dovere fronteggiare una nuova emergenza senza essere riusciti a mettere in sicurezza in tempo il territorio, è stato ben spiegato dalla collega di Sogliano, Tania Bocchini: «A parte la straordinaria vicinanza della Regione, siamo cento sindaci lasciati soli da 60 giorni, costretti a dire ai cittadini che non sappiamo quando arriveranno i rimborsi o addirittura se arriveranno. E c’è il rischio concreto che, quando pioverà, tornerà giù la terra che siamo riusciti a sistemare solo alla bene meglio». E allora c’è la tentazione di alzare la voce: «A volte penso che dovremmo tutti salire in auto e andare a Roma insieme per farci sentire».