Alluvione in Romagna, De Pascale: “Tutti hanno capito che i soldi non ci sono, si sta buttando la palla in tribuna”

Quella di ieri in Regione è stata una conferenza stampa in cui i toni istituzionali si sono mantenuti a fatica. Ad un certo punto, il presidente della Provincia di Forlì-Cesena Enzo Lattuca perde la pazienza e si lascia andare allo sproloquio: «Dicono che chiediamo questi soldi sulla fiducia? C…, sì». Accanto a lui, la vicepresidente della Regione, Irene Priolo, lo riprende con un sorriso, una sedia più in là Michele De Pascale, che guida l’Upi e la Provincia di Ravenna, lo comprende. Anche lui non le manda a dire, del resto: «Basta fare un giro in bicicletta per capire la situazione, ormai tutti hanno capito che i soldi non ci sono e si sta buttando la palla in tribuna».

“Imprese a rischio”

Quella di ieri in Regione è stata una conferenza stampa in cui i toni istituzionali si sono mantenuti a fatica. A far saltare il banco, le parole pronunciate nei giorni scorsi del deputato di FdI, Galeazzo Bignami, che ha attaccato la Regione dicendo che «chiede 2,3 miliardi sulla fiducia». La Priolo, replicando indirettamente al deputato, tenta di restare sul tecnico ma l’allarme che lancia anche lei è chiaro: «Al momento in Regione ci sono lavori per mezzo miliardo non finanziati. Ciò significa che le aziende stanno lavorando senza copertura, può funzionare per un po’ ma non troppo a lungo. Così saltano le imprese». Per questo la richiesta delle Province e della Regione, per l’immediato, è semplice: domani, quando sarà convertito il decreto legge che stanziava i primi fondi per l’emergenza (245 milioni già abbondantemente finiti), si aggiunga un altro mezzo miliardo, necessario subito.


La rabbia dei sindaci

Dopo un mese di parole, lo scontro istituzionale sull’alluvione è entrato nel vivo. I toni con cui, dopo il disastro, Giorgia Meloni veniva accolta in Romagna sono ormai un ricordo. De Pascale continua a predicare fiducia nella presidente del Consiglio ma sottolinea anche come, al momento, manchino i finanziamenti per attivare i primi risarcimenti per le imprese: «Sono in gioco 20mila euro per ogni azienda. Per le realtà più grosse forse non cambia molto, ma per quelle piccole è una cifra importante. Al momento, senza copertura, non siamo in grado di attivare i moduli per le richieste». Quanto servirebbe? Un altro mezzo miliardo di euro che, aggiungendosi agli 1,8 miliardi censiti dagli enti locali per i lavori urgenti destinati al patrimonio pubblico, arriva ai 2,3 miliardi criticati da Bignami. Lattuca tiene in mano una risma di fogli: è l’elenco delle frane e dei danni nel suo territorio. «Per stilarlo gli impiegati hanno lavorato 20 ore al giorno ma questo è un documento tecnico, non politico». C’è però anche un tema che tocca le istituzioni: «Nel momento in cui presentiamo questo elenco, nell’ottica della collaborazione istituzionale, lo Stato deve stanziare i fondi».

Anche perché, ribadiscono i sindaci, i soldi vengono messi in un fondo pluriennale in cui gli enti locali e la Regione attingono. La ricognizione dei danni serve a stanziare l’ammontare di questo fondo ma «nessuno si mette i soldi in tasca. Se non vengono spesi tutti, restano lì», precisa Lattuca. Ecco perché Regione ed enti locali respingono la lettura che l’Esecutivo sta dando sul tema, chiedendo ricognizioni sempre più precise al territorio. «Ci fanno perdere tempo», taglia corto De Pascale.


“Fare come con le Marche”

Il problema non è nemmeno più quello del commissario, non viene quasi toccato. La vera questione è quella delle risorse: «Il Governo dovrebbe agire come fatto nelle Marche, stanziando i fondi. È stato fatto lì, dovrebbe valere anche per l’Emilia-Romagna», spiega la vicepresidente che giovedì porterà l’elenco prioritario dei lavori necessari richiesto dall’Esecutivo. Ma se mentre si tergiversa i fiumi esondano di nuovo, la colpa di chi è? De Pascale è netto: «Oggi nessuno ha la certezza che il territorio possa resistere a nuove piene. Il tema è questo: noi ogni giorno ci svegliamo chiedendoci cosa fare per ridurre al minimo i rischi, non so se tutti si stiano facendo questa domanda».

Commenti

  1. adesso per riparare servono miliardi. Prima per mantenere servivano milioni (decine). Qualcuno sarà responsabile di questa rovina? o i ns politici e l apparato amministrativo delle regioni serve solo per fare propaganda e inaugurazioni di piste ciclabili?

    • abito in Romagna e vedo , camminando x le colline,tanti lavori di manutenzione del territorio…dei fiumi,dei monti,delle strade..è che Italia è geologicamente recente,sismica,gli Appennini sono composti di arenarie e marne facili a sbriciolarsi…tanto che ogni inverno producono frane sulle strade …ma cosa pensare delle dolomiti bellunesi, di materiale molto più solido, che nel bellunese hanno franato (1918?) travolgendo interi boschi di sempreverdi solidi e fitti lontani da centri abitati? se viviamo nelle città,se i monti sono spopolati,se le nostre attività surriscaldano il pianeta con relative conseguenze,se avvengono guerre,esplosioni nucleari nel sottosuolo e nei fondali marini,se usiamo la chimica massimamente,se siamo troppo lontani dalla vita naturale ecc non ci sarà buon governo che riesca ad evitare questi disastri naturali…

      i

  2. BONACCINI e C. se avesse avuto un po’ di coscienza si sarebbe DIMESSO, INVECE SCORAZZA A TESTA ALTA sperando di passare definitivamente LA PATATA BOLLENTE NELLE MANI DEL GOVERNO CHE PERALTRO SPENDE I SOLDI PER MANDARE ARMI DI DIFESA AGLI UCRAINI…….

    • e ponte sullo stretto 14 miliardi senza fare una piega …. è legge …ma quei 14 miliardi hanno chiesto a noi se possono spenderli perché ci sono altre emergenze …. questo governo deve andare a casa incompetenza

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui