Allontanato da una struttura di Rimini: profugo afghano vince il ricorso al Tar

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 Un provvedimento in contrasto con la Costituzione italiana, le direttive europee e la Carta di Nizza. Il Tar dell'Emilia-Romagna accoglie il ricorso presentato da un cittadino afghano al quale, per via di una presunta aggressione, la Prefettura di Rimini aveva revocato la misura di accoglienza in una struttura della città.

Dunque annulla il provvedimento e prevede un rimborso di 800 euro. Come si legge nella sentenza che fa seguito alla camera di consiglio dello scorso 11 maggio, la revoca dell'accoglienza era stata motivata con l'aggressione fisica a un altro ospite della struttura, con tanto di coltello. L'uomo, come precisato dal ministero dell'Interno, è stato poi trasferito in un'altra struttura e senza che gli fosse comunicato l'avvio del procedimento per "esigenze di celerità". I giudici del Tar, però, sottolineano in primo luogo che l'aggressione fisica è avvenuta "in circostanze del tutto incerte e confutabili, sulla base delle sole dichiarazioni rilasciate da altri ospiti e non direttamente riscontrate dagli operatori della struttura". E pure l'uso di un coltello "non risulta esser stato avvalorato da alcun elemento probatorio". Insomma c'è "obiettiva incertezza circa l'esatta ricostruzione dei fatti", per cui il prefetto avrebbe dovuto imporre "la necessità di approfondimenti istruttori", a partire da "un immediato confronto dialettico con l'interessato, non potendosi derogare all'obbligo di comunicazione dell'avvio del procedimento", data la sua "rilevanza" sul piano dei diritti fondamentali della persona garantiti oltre che dalla Costituzione, dalla direttiva europee, dalla Carta dei diritti fondamentali di Nizza e dalla Cedu. Dunque, conclude la sentenza, il ricorso per "violazione di legge ed eccesso di potere" va accolto e va annullato il provvedimento impugnato.

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