Allarme della Centrale del Latte di Cesena per i costi esplosi

Archivio

È una situazione «preoccupante» quella che sta vivendo anche la Centrale del Latte di Cesena, alle prese con l'inesorabile aumento dei costi di produzione, una situazione complessa come «non se ne sono mai viste in tanti anni di storia». Lo scenario che descrive il direttore Daniele Bazzocchi è comune a tutte le imprese italiane della filiera agroalimentare e non solo, ma ha un impatto ancora più forte sulle realtà più piccole.

In questi giorni Coldiretti ha lanciato una mobilitazione che vede al centro il prezzo del latte, un tema che la Centrale del Latte conosce bene. Gli allevatori che conferiscono alla Centrale sono piccoli produttori che hanno le stalle in zone collinari non fortemente vocate a questo tipo di allevamento. Sono produzioni più piccole, di grande qualità dove è grande l'attenzione al benessere animale e all'impatto ambientale degli allevamenti, la cui possibilità di rimanere sul mercato è fortemente legata alla capacità della Centrale del Latte di riconoscere a questi produttori un prezzo più alto a quello medio di mercato. Questo patto rischia di saltare e l'intervento del Governo, avverte anche Bazzocchi, «non è più rimandabile».

«I nostri allevatori, che già normalmente hanno costi di produzione più alti della media, da mesi - spiega Bazzocchi - subiscono continui rincari. I cereali dall'estate scorsa erano aumentati del 40%, nell'ultimo periodo sono aumentati di un ulteriore 50%, poi ci sono i costi energetici, il gasolio dei trattori... Cresce tutto insomma. A inizio anno avevamo riconosciuto un aumento di un centesimo, ma è già stato assorbito dagli ulteriori rincari». Il rischio, è chiaro su questo punto Bazzocchi, «è che molte di queste piccole realtà chiudano, non si può lavorare sottocosto».

Dalla scorsa estate sono aumentati vertiginosamente i costi anche di plastica e imballaggi: «pensavamo di aver raggiunto il picco e invece a gennaio siamo stati sorpresi da nuovi aumenti». Poi c'è l'energia: «Di gas metano che usiamo per la creazione del vapore in alcune fasi della produzione, a parità di consumi negli ultimi tre mesi dell'anno abbiamo speso 50mila euro in più. E poi siamo fortunati perchè la lungimiranza degli investimenti degli anni scorsi del fotovoltaico ci consente di accusare meno gli aumenti sulla componente dell'energia elettrica».

«Sono tanti e tali gli aumenti che scoraggiano. Sono preoccupato anche per la produzione dei gelati – aggiunge Bazzocchi –, le materie prime sono aumentate talmente tanto che il costo di produzione complessivo cresce quasi del 10%, è un'enormità. In tutto questo la grande distribuzione non aiuta, proponiamo aumenti ma ce li riconoscono in percentuali del tutto insufficienti, il rischio è quello di non poter consegnare il prodotto».

Chiesto l'intervento del Governo: «Sono due le strade percorribili: o il Governo interviene per sostenere le imprese e aiutarle a fare fronte a questi rincari, oppure interviene mettendo più soldi in tasca ai cittadini, perché possano sostenere il necessario aumento dei prezzi»

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui