Alfonsine, il sindaco Graziani: “Datemi un’amaca per potermi rilassare, un libro e i cappelletti”

Sindaco Graziani, i suoi colleghi nelle nostre prime due interviste, Galli di Bagnara e Giacomoni di Bagnacavallo, non hanno avuto dubbi nel definirla il migliore tra i sindaci dell’Unione, e lei inoltre è l’unico tra i 9 primi cittadini ad essere al secondo mandato; se lo sta ancora chiedendo perché non hanno concretizzato il suo sogno di designarla presidente dell’Unione?
«Mi ha fatto piacere leggere le dichiarazioni di Mattia e Matteo, anche se lei qui le enfatizza un po’: offrirò loro un pranzo. Fin dall’inizio l’orientamento era di spendere la mia “anzianità” amministrativa in Provincia di cui ora sono vicepresidente. Poi non so mica se fare il presidente dell’Unione possa essere qualificato come sogno (richiede parecchio sacrificio): la sindaca Elena Zannoni lo sta facendo davvero bene, con riconosciuti equilibrio e capacità».
E invece lei con quale degli altri 8 sindaci nell’Unione va più d’accordo?
«Sono il più vecchio come anzianità di servizio ed oggi è pure il mio compleanno, per cui giammai farò un nome. Ma posso dire che la giunta dell’Unione è un gruppo bello affiatato: uno di quei casi in cui, oltre al rapporto di colleganza, si stanno creando solidi rapporti di amicizia».
Visto che alcuni dei pregi li hanno già citati i due colleghi le settimane scorse, ci dica solo qualche suo difetto?
«Questa è la classica domanda in cui l’intervistato enuncia, con falsa modestia, un suo presunto pregio (troppo buono, troppo bello, etc.) cercando di farlo passare per un difetto. E allora oggi farò così anch’io: mi piace approfondire molto le cose, caratteristica che, in un mondo che vuol sempre correre, qualche problema ogni tanto me lo porta».
Nel suo lavoro, un po’ avvocato e un po’ sindaco, teme più il giudizio nelle aule dei tribunali o quello dei suoi cittadini nelle piazze?
«Sono due giudizi diversi, entrambi da rispettare. Nel mio ruolo di sindaco, posso dire che quello dei cittadini diventa importante per orientare l’azione amministrativa e vedere le cose da una prospettiva diversa».
E’ vero che negli uffici, soprattutto tra il gentil sesso, si dice che nel suo caso il titolo Avv. sia l’abbreviazione di avvenente?
«Ma chi è che suggerisce queste domande? Comunque, realismo e l’esser munito di specchi a casa impongono una risposta (ahimè) negativa al quesito. Tuttavia, ho personalmente selezionato le foto di questa intervista, mettendo quelle in cui sono venuto meglio e sembro interessante».
Qualche anno fa ci disse che durante l’adolescenza era piuttosto introverso e, al di là dello studio, non rimaneva molto altro, aggiungendo che se si potesse tornare indietro quel periodo l’avrebbe vissuto diversamente; c’è almeno una cosa folle o bizzarra che ha fatto da giovane e di cui può euforicamente pentirsi o almeno vergognarsi un po’ o almeno in questi anni sta recuperando l’eccesso di sobrietà della gioventù?
«Lei è consapevole che questa sarà, tra le nove interviste, quella meno accattivante, vero? Detto ciò, ho molti, moltissimi dubbi sul fatto che l’eccesso di sobrietà giovanile possa essere recuperato in età adulta. Il ruolo pubblico aiuta invece a meglio immedesimarsi negli altri per comprenderne i bisogni. Sono io stesso il primo a dispiacersi della mancanza di una simile aneddotica nella mia biografia giovanile. In compenso e quasi a contrappasso, la vita da sindaco in questo periodo storico non è avara di emozioni».
Spesso si è definito un eremita, ma c’è qualcosa al di fuori di visualizzare una nostra chiamata in arrivo sul display o i risultati del suo partito alle elezioni che le fa aumentare il battito cardiaco?
«Senz’altro, programmare un obiettivo e poi fare quanto necessario a conseguirlo rappresenta il sale della vita di un amministratore».
A breve anche lei andrà in ferie, ma adesso faccia finta di isolarsi davvero in un luogo sperduto lontano da tutto e tutti; ce le elenca tre cose che non potrebbe non avere con sé?
«Mi pare irrealistico, ma voglio assecondarla in questa ipotesi idilliaca; e allora un’amaca per potermi rilassare seriamente, un libro per stimolare la mente e, soprattutto, silenzio. Ah, e anche dei cappelletti».
Se invece in un eccesso di vitalità potesse passare le sue vacanze in una capitale del mondo, dove vorrebbe atterrare?
«Sono più da città d’arte italiana: il nostro patrimonio storico e artistico non ha eguali».