Alfonsine, inseguito in bici e abusato a 13 anni: la vittima indica il presunto maniaco

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La caccia all’uomo iniziata il 28 gennaio scorso si è conclusa a luglio, quando la vittima, un ragazzino di appena 13 anni, ha riconosciuto l’uomo che dopo averlo inseguito in bicicletta lo avrebbe costretto a subire atti sessuali. Che ci fosse il nome di un indagato nel fascicolo aperto dalla Procura con l’ipotesi di violenza sessuale per i fatti accaduti in quel pomeriggio d’inverno lungo una stradina che costeggia il fiume Senio, tra Alfonsine e Fusignano, è emerso solo in questi giorni, in concomitanza con l’incidente probatorio nel quale l’adolescente è stato chiamato per raccontare nuovamente lo choc vissuto ormai 9 mesi fa.
Sotto accusa un operaio 24enne originario della Guinea, da diversi anni in Italia e di fatto incensurato. Secondo quanto raccolto nel corso delle indagini condotte dalla squadra mobile e dal commissariato di Lugo, sarebbe stato lui a minacciare e abusare del 13enne.


Il racconto della vittima


Un trauma che il minorenne, assistito dall’avvocato Nicola Casadio, ha dovuto rivivere ieri pomeriggio in tribunale alla presenza del giudice per le indagini preliminari Andrea Galanti e al sostituto procuratore Angela Scorza.
L’episodio - stando al suo racconto - sarebbe accaduto intorno alle 17.30 in un luogo ben preciso che omettiamo di specificare per tutelare il giovane. Stando a quanto denunciato la sera stessa dai genitori, aveva accompagnato a casa un’amica e stava rientrando nella propria abitazione in bicicletta.
Durante il tragitto si è accorto di essere seguito da uno sconosciuto che, affiancandolo più volte, gli ha chiesto il nome e pure se fosse un maschio o una femmina. Percorsi alcuni metri, gli ha tagliato la strada costringendolo a fermarsi.
Prima gli avrebbe chiesto un rapporto orale, oltre a pretendere il cellulare, 5 euro e gli anelli che il giovane indossava. Al suo rifiuto, avrebbe insistito fino a ottenere una prestazione sessuale, alla quale il giovane si sarebbe prestato in preda al terrore che lo straniero potesse fargli del male o continuare a seguirlo scoprendo così dove abitava.
Arrivato a casa ha trovato il coraggio di confidarsi con la madre, che non si è persa d’animo. Salita in auto, si è fatta indicare il luogo dell’abuso per poi cercare anche tramite un annuncio sui social potenziali testimoni. Infine è andata a denunciare l’accaduto alla polizia di Stato, portando all’apertura del fascicolo da parte del pm Silvia Ziniti.


L’identikit del maniaco


Minuziosa la descrizione del molestatore, fatta dal ragazzino all’epoca e ribadita ieri. Un uomo di colore, tra i 20 e i 30 anni, snello e alto circa 185 cm, vestito con un giubbotto arancione catarifrangente.
Ricordava anche piuttosto bene la bici utilizzata per sbarrargli la strada, modello elettrico, con un cestino nero e un bauletto posteriore. Informazioni che si sono sommate a quanto visto dai testimoni oculari, tra i quali alcuni passanti che avevano scambiato la presenza delle due sagome per uno dei frequenti episodi di spaccio nella zona.
E così si è arrivati all’identificazione del principale sospettato, ora assistito dall’avvocato Marco Bertozzi.
La vittima lo ha indicato lo scorso luglio nel corso di un confronto “all’americana”, cioè sottoponendola a un esame visivo di fronte a una fila di sospettati. Per la difesa dell’indagato, sarebbe tuttavia un abbaglio, alla luce di alcune presunte incongruenze, come la parlata, il modello della bici.
Starà ora alla Procura valutare l’insieme delle prove raggiunte, vaglio che potrebbe portare a breve alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

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