Alessandro Giovanardi ricorda Marcello Di Bella

Archivio

Non è solo la città di Rimini a piangere la scomparsa prematura di Marcello Di Bella, è l’intera provincia, con quella di Pesaro-Urbino, a dover rammaricarsi di una perdita umana e intellettuale di primissimo piano che ha cambiato il nostro modo di fruire e vivere i saperi e le conoscenze.

Non il contenitore ma la piazza

Leggo ovunque della sua non comune capacità di organizzare e animare i “contenitori culturali” e mai questo termine insufficiente e un po’ volgare mi è sembrato inopportuno per descrivere il suo contributo alla vita civile e intellettuale delle comunità in cui ha operato. Preferisco adottare piuttosto il termine di “piazza”, di “agorà”, luoghi di passaggio, di incontro e di discussione: grazie a Di Bella, Cattolica (il Centro Culturale Polivalente, alla cui nascita contribuì, è una piazza), Rimini e Pesaro, le loro biblioteche, i loro musei, sono tornati a essere dei luoghi di socializzazione nuova e nobile, per molti aspetti all’avanguardia nel panorama nazionale. Di Bella attraverso festival (il “Mystfest” di Cattolica, il “Festival del mondo antico” a Rimini), dialoghi, lezioni, incontri, presentazioni di libri, narrazioni teatrali, mostre ha potuto promuovere un rinato rapporto tra cultura alta, umanistica e scientifica e cultura diffusa. Ne hanno beneficiato tutte le istituzioni culturali: la Biblioteca Gambalunga in particolar modo. Non mi sembra neppure il caso di elencare le rassegne nate grazie alla sua inventiva e alle sue fatiche: troppe per lo spazio di un ricordo. Per molti versi ciò che di buono resta nelle rassegne attuali deriva da quella felice esperienza; altrove l’equilibrio si è spesso spezzato a favore dell’evento popolare in sé, a discapito della cultura vera, di una prospettiva di crescita comunitaria, di condivisione.

Si tratta però di fraintendimenti di quella linea insieme fresca e profonda da lui tracciata con una preparazione culturale ampia e solida, non schiava di tecnicismi, imparagonabile a certi improvvisatori della comunicazione, ai sacerdoti dell’evento.

Milano, Padova, Pesaro, Rimini

Di Bella, nato a Milano nel 1946, aveva cominciato lì gli studi classici per portarli a termine a Pesaro. La laurea in Filosofia a Padova, con una tesi dedicata al padre della psicanalisi (“L’interpretazione freudiana della crisi dell’Occidente”) gli aveva fornito quell’ampiezza e ricchezza di visione umanistica che gli permise di affrontare nelle sue rassegne i temi più disparati, dalla storia all’archeologia, dalla filosofia alla politica, dalla letteratura alla religione, dall’antropologia alla grafica, dall’arte alla scienza.

Apparteneva a una generazione in cui lo specialismo estremo, malattia senile di un umanesimo incapace di credere in sé stesso, non era considerato un valore, ma un limite del pensiero.

Dotato di senso dell’umorismo

Anche dal punto di vista personale Marcello mi mancherà. Seguiva da lontano le mie attività, incoraggiandomi, offrendomi suggerimenti, ricordando giustamente come alcune mie iniziative si richiamassero a percorsi già da lui ispirati: era generoso e dotato di senso dell’umorismo. Ricordo saporiti e affettuosi battibecchi tra lui ed Enzo Pruccoli, responsabile delle attività culturali della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (e anche lì Di Bella dava prova di un’onestà intellettuale profonda e garbatissima). Ci siamo scambiati gli auguri per Natale, poi il silenzio.

Ora i tempi sono più difficili: non sempre pubblico e privato credono e investono in progetti di tale portata come quelli voluti da Di Bella, ma c’è da augurarsi che, tornando a lui il ricordo, si possa riprendere in mano il filo troncato, il racconto interrotto.

* critico e storico dell’arte

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui