Alberto Casadei e i Solisti della Filarmonica Marchigiana al Galli

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La grande tradizione del Quartetto da Boccherini a Meldessohn nel concerto per la 72ª Sagra Musicale Malatestiana proposto dall’ensemble d’archi dei Solisti della Filarmonica Marchigiana guidato dal violoncellista Alberto Casadei, questa sera alle 21 al teatro Amintore Galli di Rimini.

In programma di Luigi Boccherini Quartetto per archi in re maggiore op. 6 n. 1 e Concerto per violoncello e orchestra d’archi in si bemolle maggiore, e il Quartetto per archi in mi bemolle maggiore op. 12 n. 1 di Felix Meldelsshon. Il giovane virtuoso e compositore riminese eseguirà inoltre la sua “Prayer” per violoncello e quintetto d’archi e nel proprio arrangiamento per violoncello e quintetto d’archi “Introduction et Polonaise Brillante op. 3” di Fryderyk Chopin nella versione di Maurice Gendron.

Casadei, perché sono accostati in programma “Quartetti” di epoche così diverse?

«È una domanda importante. Perché Boccherini? Fu un grande virtuoso del violoncello, ed è ormai riconosciuto al pari di Haydn come il padre del quartetto per archi, intesa quasi come una piccola orchestra, in cui le 4 “voci” degli archi hanno pari importanza. A partire da quelli che egli definì “quartettini”, facendo scaturire un’evoluzione importante fino al periodo romantico, quando il quartetto si fissò un “canone formale”. Con Meldelssohn divenne poi il genere cameristico per eccellenza fino a Brahms, e il Quartetto op. 12 n. 1 che eseguirò in concerto rende l’idea di come il musicista tedesco si fosse spinto nell’evoluzione della forma rispetto alla tradizione classica. È stato un po’ come se volesse dare una sorta di addio a Beethoven».

Accanto agli autori classici eseguirà il suo “Prayer” per violoncello e quintetto d’archi, scritto in ricordo delle vittime della pandemia.

«Un lavoro in memoria, che ho composto in un momento in cui sentivo forte l’esigenza di una ricerca spirituale che si esprimesse nel linguaggio universale della musica. Una “preghiera”, da condividere con tutti, originariamente scritta per quintetto solo, ora con preminenza data alla cantabilità del violoncello».

La ripresa delle attività musicali e concertistiche appare assai problematica. Quali difficoltà trovano in particolare i giovani musicisti a esprimere il loro talento: «Non solo per mantenere le tradizioni –lei ha sottolineato – ma per creare anche il nuovo, necessario per il futuro dell’arte».

«Il nostro è certamente un periodo di grande crisi culturale. I giovani devono poter portare avanti le tradizioni, ma essere anche innovatori, trovare le chiavi per permettere un’interpretazione dei nostri tempi, individuare modi diversi per far amare anche ciò che appartiene al passato. Oggi il livello generale degli esecutori si è alzato tantissimo, ma occorre porsi il problema di usare il proprio talento come strumento per comunicare con la musica e l’arte».

Come si è posto l’obiettivo di portare il violoncello «ad essere visto e compreso come uno strumento attuale», ad esempio con il suo “In memory of Piazzolla”?

«Cerco d usare una chiave di interpretazione che sia anche attrattiva rifacendomi ai compositori in modo innovativo. Ad esempio, in uno degli ultimi video, “Levels”, tributo al celebre dj Avicii, che ho arrangiato con sette violoncelli elettronici. Un ponte molto utile per far capire alle persone le potenzialità dello strumento».

A che punto è il suo progetto “Insanity”, volto a valorizzare l’inventiva e il talento “made” in Rimini?

« Insanity fa parte della mia produzione di video e composizioni, realizzate con l’intento non solo di scrivere musiche ma anche di raccontarne in un video la storia. Anche le musiche del passato avevano una storia, che si trova raccontata nelle note. Vedere il video è una storia “in atto” che porta ad un coinvolgimento totale, anche nel classico, non solo nella musica pop, e fa capire cosa il musicista ha voluto raccontare e consegnare all’ascolto».

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