Alberghi fatiscenti da abbattere, raffica di incentivi

Con la primavera nell’aria, nonostante le bizze dell’inverno, e con l’estate ormai alle porte, una capitale che si rispetti non può non discutere della sua economia, della sua ricchezza, del suo Pil: il turismo. Con momenti di confronto, con punti di vista diversi, anche diametralmente opposti, ma che alla fine, almeno su un punto, convergono, trovando la quadra. Come quelli di Mauro Santinato, presidente di Teamwork, società di consulenza e formazione alberghiera, che dipinge Rimini come una città ferma, statica, congelata ad un turismo anni ’60, ormai superato, una città che non sogna, che guarda più al passato che al futuro, e, soprattutto, che non investe. E della presidente dell’Associazione Albergatori, Patrizia Rinaldis, che, invece, parla di una Rimini che guarda avanti, al domani, che se è diventata la capitale italiana delle vacanze è per merito di chi ha investito e continua a investire tanto negli hotel che sulle spiagge. Un turismo parlato, dunque, anticamera di quel “pensatoio”, richiamato da Santinato, che nel secolo scorso lanciò Rimini a ruolo di città guida, di località di riferimento per le nuove tendenze vacanziere. Un turismo discusso, che se parte da concetti opposti, alla fine, almeno su un punto importante, riesce ad incontrarsi ed essere d’accordo. Come sul nodo degli alberghi diroccati, obsoleti, fatiscenti: da rimuovere immediatamente, secondo Santinato; da demolire per creare spazi a servizio degli hotel vicini, per la Rinaldis.

Il “risorgimento”

Ed è questo il punto: demolire il vecchio, per creare del nuovo. E allora la domanda non può che sorgere spontanea: esistono norme, leggi, che possano imporre ad un privato di abbattere un proprio immobile, un proprio bene? Ci sono, è la risposta. E a spiegarlo ci pensa l’assessora all’urbanistica, Roberta Frisoni: «Affinché la demolizione avvenga e sia anche conveniente per l’imprenditore, abbiamo introdotto, nel nostro Rue (Regolamento urbanistico edilizio, ndr), una norma che permetta a un operatore turistico, in possesso, magari, già di un hotel, di trasferire le volumetrie della struttura alberghiera fatiscente acquistata nella sua, per poterla, così, ampliare. Destinando, nel contempo, il vuoto creatosi con l’abbattimento dell’immobile, a spazi al servizio delle strutture turistiche vicine. Niente più cessione obbligatoria dell’area al Comune, dunque, come avveniva prima di questa norma introdotta nel marzo del 2021 - sottolinea ancora la Frisoni -, ma mantenimento della proprietà dell’area, attraverso la creazione di parcheggi privati a raso, interrati, pluripiano, o di spazi a verde attrezzato, o ancora attraverso la realizzazione di fabbricati di servizio per strutture turistico-ricettive come centri benessere-wellness o sportivi ricreativi, sale convegni ed esposizioni o per attività di intrattenimento e spettacolo, infine, attraverso la creazione di strutture per la ristorazione collettiva. Devo dire - conclude l’assessore - che pian pianino stiamo registrando un certo interesse da parte degli imprenditori, che paiono sempre più propensi a sfruttare questa opportunità. Anche perché, proprio per facilitare queste operazioni, abbiamo ridotto il costo degli oneri edilizi e dei contributi sulle costruzioni».

E se c’è già uno strumento urbanistico che comincia a dare i suoi frutti, eccone altri due pronti a decollare. «Entro l’estate, infatti, vareremo il nuovo Piano spiaggia - annuncia la Frisoni - e nel 2023 il nuovo Piano urbanistico generale».

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