Agricoltura e Coronavirus: nessun rischio per le forniture a Imola

Imola

IMOLA. A seguito della corsa ad accaparrarsi ogni genere alimentare partita nei giorni scorsi dopo l’emergenza coronavirus, la Cia Agricoltori Imola rassicura su un eventuale rischio di mancato approvvigionamento. «I rifornimenti di frutta e verdura freschi sono garantiti e sufficienti per il fabbisogno locale – dice Giordano Zambrini, presidente Cia – il rischio di speculazioni finanziarie è molto basso per quanto riguarda prodotti freschi facilmente deperibili. Diverso è il discorso su prodotti a lunga conservazione, come la pasta e la farina».

Dello stesso avviso anche Giordano Alpi della Coldiretti: «Su carichi di frutta e verdura non ci sono problemi. I mercati di Cesena, Rimini e Bologna sono riforniti regolarmente, grazie anche ad un aumento rispetto al normale dei carichi ortofrutticoli provenienti dalla Basilicata e Calabria, dove il caldo ha prodotto quantità notevoli di pere, kiwi e agrumi». Se infatti sono aumentate le richieste di frutta e verdura da parte dei piccoli supermercati, come conferma Giordano Alpi dopo il confronto con la Commissione Ortofrutta bolognese, in parallelo è aumentata anche l’offerta. Blindate anche le forniture dall’estero.

La situazione non è grave

Intanto, secondo un’analisi della Coldiretti, a gennaio le esportazioni italiane verso la Cina crollano dell’11,9% dopo il coronavirus che ha frenato i consumi cinesi e limitato il trasporto di persone e merci. Le aziende agricole più colpite sono senza dubbio quelle di Lombardia e Veneto, rimaste intrappolate nella fascia di quarantena. Mentre a livello locale questo dato sembra, per ora, non trovare conferma. «Perlomeno se la situazione del virus rimane quella attuale cioè non si verifichi un focolaio sul territorio. La situazione è complicata e si evolve continuamente, ma per ora è rassicurante» conclude Alpi.

Rischio manodopera

Il rischio maggiore per gli agricoltori locali potrebbe essere, alla lunga, il reperimento di manodopera. «Noi soffriamo già molto la mancanza di manodopera – commenta Zambrini – se il provvedimento di quarantena dovesse estendersi anche all’Emilia-Romagna il rischio di rimanere senza lavoratori stagionali si farebbe più concreto, dal momento che i braccianti rumeni sono una grossa fetta di lavoratori nelle campagne. Serve avanzare richieste intelligenti alla comunità rumena per lasciare partire, dopo i necessari controlli, i cittadini rumeni che qui intendono lavorare. Di cui solo una parte si trova ancora in Romania, buona parte è già presente in territorio italiano».

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