Agri fotovoltaico, opportunità sotto il peso di molte incertezze

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L’agri-fotovoltaico può essere una discreta possibilità per le aziende agricole, ma la legge ancora è nebulosa e gli imprenditori ci stanno ragionando con cautela. Se ne è parlato nel convegno organizzato a Faenza dall’Ordine dei periti agrari e periti agrari laureati della Romagna (600 iscritti in totale), insieme a Terra Viva, dal titolo “L’azienda agricola ti dà energia”. In pratica, l’agri-fotovoltaico consiste nel posizionare pannelli fotovoltaici al di sopra delle coltivazioni. Una concezione ben diversa rispetto al fotovoltaico a terra che non prevede nessuna produzione. Non tutte le colture si prestano ad avere al di sopra una serie di pannelli, ma alcune ne possono trarre addirittura giovamento.

«All’agricoltore moderno - ha esordito Angelo Frascarelli, presidente di Ismea - vengono chieste tre cose: produrre cibo, produrre paesaggio-ambiente, e ora anche produrre energia. Non tutti potranno fare tutto, ma vanno prese in considerazione tutte e tre le possibilità». E ha continuato: «Ma a questo mondo devono fare tutto i bistrattati agricoltori? Sì, viene chiesto a loro di tutto ormai, e ogni azienda si dovrà specializzare».

Dopo l’introduzione del segretario del Collegio Antonio Baroncini, ha preso la parola Valtiero Mazzotti, direttore generale del comparto Agricoltura della Regione Emilia Romagna. «Vi è la legge ma mancano ancora le indicazioni attuative. Ad esempio, in Germania hanno posto un limite al massimo di perdita di produzione che può causare il posizionamento dei pannelli e l’hanno fissato al 34%».

Ciò che serve in Italia, però, sono leggi chiare, cosa che non avviene quasi mai, come dimostra il recente caso del bonus 110. Per questo i periti agrari (quasi 100 persone in platea e 300 collegate online da tutta Italia) si sono dimostrati fra lo scettico e il cauto.

Leonardo Setti, ricercatore di energie rinnovabili, sistemi e politiche energetiche all’università di Bologna e presidente del Centro per le comunità solari è stato chiaro: «Un metro quadro di pannelli fotovoltaici produce, in un anno, energia tale da far percorrere a un’automobile media 1.000 km. Lo stesso metro quadrato può produrre biodiesel per far percorrere 10 km a una automobile di pari caratteristiche. E’ chiaro quindi che è il sole il futuro delle energie alternative, non altro. Tra 15 anni la tecnologia si sarà talmente evoluta che le auto saranno ‘naturalmente’ solo elettriche. Il rendimento di un motore elettrico è migliore del 66% rispetto a uno a scoppio. I combustibili fossili, se anche ci sono, non sono per tutti: li detengono in pochi e possono decidere a chi darli e a che prezzo. Meglio essere autonomi attraverso il sole, che splende su tutti».

E’ intervenuto poi Roberto Innocenti, responsabile commerciale di Romagna Impianti Srl e di iGreen System. «Vi sono alcune colture che si prestano all’agri-fotovoltaico, come drupacee, pomacee, kiwi, vite, agrumi. Il ricavo dalla produzione di energia elettrica dovrà rimanere al di sotto della plv della coltivazione. Ma va studiato caso per caso. Occorre uscire dalla logica dei miracoli e delle false promesse. Noi come azienda procediamo con i piedi di piombo, grazie a una esperienza pluridecennale alle spalle sugli impianti di protezione. Ad ogni modo, vediamo bene impianti monoassiali in grado di ruotare, così da dare il massimo beneficio alla coltivazione e/o all’intercettazione del sole».

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