Affronte. Lavoro da casa: una nota positiva

In questi giorni drammatici ci siamo ritrovati a cambiare pesantemente le nostre abitudini, in molti ambiti e sotto molti aspetti. Per molti la preoccupazione per la salute e il contagio crescente si assomma alla paura di un’attività economica o lavorativa che si ferma, e non si sa per quanto. Molti - più fortunati - stanno continuando a lavorare, ma sperimentando modalità nuove. Quello che un po’ troppo pomposamente viene chiamato smart working e che, al momento, non è altro invece che un telelavoro.

O forse qualcosa di più, basta vedere l’impulso enorme che in questi giorni stanno avendo le piattaforme di teleconferenze, che sostituiscono meeting e riunioni con incontri via webcam e microfono. E basta vedere anche come, in poco tempo, si è riorganizzata la scuola. Chi vi scrive ha in casa tre figli, uno alle medie, una alle superiori e una all’università, che in questi giorni fanno giornalmente lezioni e interrogazioni online. Non è sicuramente quello che vogliamo per la scuola, ma è già da oggi, e anche per il “dopo”, una possibilità in più.
Non sono modalità nuove, sappiamo da tempo che esistono e che sono lì, pronte all’uso, ma quella che prima era una possibilità ora diventa per molti una necessità. E chissà che, alla fine di questo tunnel, non avremo anche scoperto qualcosa di nuovo e utile. Come dice Stefano Epifani, docente a La Sapienza e autore del libro “Sostenibilità Digitale”, forse alla fine di tutto ciò ci troveremo “di fronte ad una situazione nella quale questo ‘stress-test’, al quale il paese è stato sottoposto, ha dimostrato che remotizzare i processi è possibile. A questo punto, la scusa del ‘non si può fare’ ci è stata tolta. Resta da costruire una dimensione di Smart Working che sia realmente a misura d’uomo”.
I benefici del lavoro a distanza, in termini ambientali, sono indubbi. Di sicuro lavorare in remoto riduce la nostra impronta ecologica e la nostra produzione di gas a effetto serra. Gran parte degli spostamenti casa-lavoro sono ancora oggi effettuati con le automobili (che quasi sempre viaggiano con una sola persona a bordo). Lasciare le auto ferme significa, ovviamente, ridurre le emissioni di anidride carbonica a tutto vantaggio della lotta al riscaldamento globale. In uno studio fatto in Irlanda si è visto come se ogni azienda di quel paese (circa 260.000) permettesse a un dipendente di lavorare da casa, il paese ridurrebbe le sue emissioni annuali di carbonio di 1,1 milioni di tonnellate all’anno. Evitare il pendolarismo significa anche, e non di poco, una migliore qualità dell’aria. I rilievi, in questi giorni di residenza forzata, sono chiari: l’aria si stia letteralmente purificando, almeno dei gas di scarico delle auto.
Vantaggi e svantaggi sono anche riferiti alla qualità della vita. Si perde la socializzazione con i colleghi, o la chiacchiera davanti alla macchina del caffè. Ma si guadagna altro. Intanto, il tempo. Alle ore di lavoro di solito si assommano anche i tempi dedicati agli spostamenti da e per l’ufficio. Tempi che vengono azzerati, e quindi guadagnati, lavorando da casa. Pare poi che ci siano miglioramenti anche nella dieta. Chi, durante la pausa pranzo, non torna a casa ma mangia al bar o al ristorante, in qualche modo si “adatta” a quello che trova, mentre a casa decide prima cosa e quanto. Questo ha anche risvolti positivi per l’ambiente. Chi compra qualcosa da mangiare e da bere fuori o lungo il tragitto, si troverà più spesso ad acquistare oggetti monouso, molto spesso di plastica, come cannucce, bicchierini, involucri e posate.
C’è anche un risparmio di energia. È vero che i lavoratori consumano energia sia che lavorino a casa che in ufficio ma in genere gli uffici consumano più energia e i dipendenti ci stanno più attenti se sono a casa loro. Uno studio condotto da Sun Microsystems ha scoperto che il consumo di energia in ufficio è quasi il doppio di quello domestico, e ogni telelavoratore riduce il consumo di energia di almeno 5.400 kilowattora (kWh) all’anno.
Infine, la carta: i lavoratori a distanza in genere utilizzano e-mail, programmi software e applicazioni basate su cloud per inviare messaggi, prendere appunti, creare documenti e inviare file. Ciò si traduce in un minor numero di stampe, copie e archiviazione cartacea ogni giorno. Si stima che un impiegato medio consuma in media circa 10.000 fogli di carta ogni anno. Per il momento consoliamoci con questi dati. Poi, dopo, pensiamoci.

*Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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