Affronte: La UE vuole andare a idrogeno

Editoriali

Complice sicuramente la fine del lockdown e il perdurare comunque dell’emergenza coronavirus, lo scorso luglio mi pare sia passata un po’ troppo sotto silenzio la notizia della pubblicazione, da parte della Commissione Europa, di documenti molto importanti. Sono ulteriori “pezzi” di una strategia più ampia che l’Unione sta mettendo in campo, con decisione, per raggiungere l’obbiettivo della decarbonizzazione al 2050. È lo sforzo più importante e concreto per contrastare i cambiamenti climatici. A breve avremo anche la “Offshore Energy Strategy”, perché non c’è dubbio che una gran parte del processo di decarbonizzazione passi dalla produzione di energia pulita in mare, con un’ulteriore ampia espansione dei progetti di campi eolici offshore. I due documenti sono la “Strategia per l’integrazione del sistema energetico” e la “Strategia per l’idrogeno”, strettamente collegate fra loro.

La prima si basa su tre pilastri principali, di cui uno è la circolarità del sistema energetico. Essenzialmente, si tratta di azioni per spingere fortemente sull’efficienza energetica e su come usare in modo più efficace le fonti di energia locali negli edifici e nelle comunità. Questo si accompagna al riutilizzo del calore di scarto proveniente da siti industriali, centri dati o altre fonti, come pure dell’energia prodotta a partire da rifiuti organici o negli impianti di trattamento delle acque reflue. Il secondo pilastro è quello della elettrificazione in tutti i settori dove è possibile. Parliamo di pompe di calore negli edifici, ma anche e soprattutto di veicoli elettrici, o di sostituire, in determinate industrie, macchinari a combustibile (per esempio forni industriali) con gli stessi, ma elettrici. Infine, ed è il terzo pilastro, in tutti settori dove non si può elettrificare, ma serve comunque un combustibile da bruciare, utilizzare il carburante del futuro: l’idrogeno.
Questo terzo punto è talmente cruciale, che allo sviluppo dell’idrogeno è stato dedicato un documento a sé stante, la strategia per l’idrogeno, appunto. L’idrogeno si ottiene, essenzialmente, facendo passare una corrente elettrica attraverso l’acqua, le cui molecole vengono, per questo, “spezzate” nei loro componenti, ossigeno e idrogeno, appunto. Se la corrente che uso per farlo è prodotta da fonti rinnovabili e pulite, ecco che ho ottenuto un carburante che, né in fase di preparazione, né in fase di utilizzo, produce gas serra. Questo è molto importante perché l’energia prodotta da un grande impianto come ad esempio un parco eolico, quando non è direttamente utilizzata, può essere “stoccata”, cioè messa da parte nell’idrogeno, e quindi utilizzata in un altro momento. Visto che le fonti rinnovabili, sole e vento soprattutto, sono molto variabili nel tempo, potere accumulare l’energia che producono diventa molto importante.
Ad oggi, l’idrogeno rappresenta una modesta frazione del mix energetico globale della UE, ed è ancora in gran parte prodotto da combustibili fossili, in particolare dal gas naturale o dal carbone, con un conseguente rilascio di 70-100 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Affinché l’idrogeno contribuisca alla neutralità del clima, deve raggiungere una scala molto più ampia e la sua produzione deve essere completamente decarbonizzata. Per arrivare a questo, la UE prevede tre passaggi temporali: entro il 2024, produrre un milione di tonnellate di idrogeno combustibile pulito. Dal 2025 al 2030, arrivare a dieci milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile. E infine, nel ventennio fino al 2050, ci si aspetta che le tecnologie dedicate raggiungano la maturità e siano implementate su larga scala in tutti i settori difficili da decarbonizzare.
L’idea è che tutti i grossi impianti di energie rinnovabili, “dedichino” una parte dell’energia ricavata alla produzione di idrogeno. Lo stesso progetto di parco eolico al largo delle coste riminese prevede di produrre localmente anche idrogeno, il quale può essere utilizzato nel nostro territorio, come carburante per i mezzi pubblici, come alternativa al metano, diventando idrometano, molto meno inquinante, e come combustibile nei processi industriali che lo consentono.

*Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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