Affronte: fare qualcosa subito? Mangiare meno carne

Editoriali

Mi occupo da anni di divulgazione scientifica, soprattutto su tematiche ambientali, e quasi sempre alla fine di incontri pubblici, durante il dibattito, arriva la domanda su cosa ognuno di noi può fare, nel suo piccolo, per cambiare le cose. E ho notato come alcuni argomenti incontrino forti resistenze. Una delle cose su cui poi pochissimi si dimostrano disponibili a cambiare, anche di poco, sono le abitudini alimentari. Pur di fronte all’evidenza che queste hanno invece un forte impatto sulle risorse naturali del pianeta, sull’ambiente e sul clima. C’è poco da discutere, una delle azioni più efficaci che possiamo fare per il pianeta è mangiare (molta) meno carne.

Che piaccia o meno, questo è un punto fondamentale. Infatti, dopo i combustibili fossili, l’industria alimentare - e in particolare il settore della carne e del latte - è uno dei principali fattori che contribuiscono al cambiamento climatico e al depauperamento delle risorse del pianeta. Se il bestiame di allevamento rappresentasse una nazione, sarebbe la terza produttrice mondiale di gas serra, dopo la Cina e gli Stati Uniti.
Tutta la “macchina” di produzione della carne consuma energia e produce emissioni. Inoltre i bovini e i ruminanti in generale, nella digestione degli alimenti rilasciano molto metano, un gas a effetto serra. Spessissimo poi, visto che gli animali da pascolo richiedono ampi spazi di terreno aperto, questi vengono ricavati disboscando foreste, le quali hanno la capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera. Capacità che viene persa, man mano che abbattiamo alberi. Attualmente, un quarto delle terre emerse è utilizzato come pascolo! Ma anche l’agricoltura consuma tanto terreno, diranno molti. Certo, peccato che, per esempio, il 70% della produzione globale di cereali finisce nelle mangiatoie degli animali da macello.
La produzione di carne bovina richiede 20 volte più terra ed emette 20 volte più emissioni di gas serra per unità di proteine commestibili rispetto alle comuni fonti proteiche vegetali come fagioli, piselli e lenticchie. Pollo e carne suina sono più efficienti dal punto di vista delle risorse rispetto alla carne bovina, ma richiedono comunque tre volte più terra ed emettono tre volte più emissioni di gas serra rispetto ai fagioli.
In secondo luogo, la carne bovina è estremamente inefficiente da produrre, in quanto i bovini consumano un’enorme quantità di calorie e proteine per produrre una dose relativamente piccola di calorie e proteine per il consumo umano. Anche pecore e capre sono convertitori molto inefficienti di alimenti, ma sono consumati su una scala molto più piccola a livello globale, rispetto ai bovini. Di conseguenza, la produzione di carne bovina richiede grandi quantità di terra e acqua per unità di proteine o calorie consumate. In effetti, un terzo delle risorse idriche mondiali viene utilizzato per gli allevamenti; ogni volta che nella nostra dieta sostituiamo un chilo di carne con un chilo di verdura facciamo risparmiare al pianeta circa 15 mila litri di acqua.
Se i 2 miliardi di consumatori dei paesi sviluppati tagliassero del 40% il loro consumo di carne, potremmo riguadagnare una estensione di terreni pari a due volte l’India e eviteremmo di buttare in atmosfera 168 miliardi di tonnellate di gas serra, cioè tre volte il totale delle emissioni mondiali del 2009. Non c’è bisogno di diventare vegetariani o vegani per fare la differenza: si può già dare un buon contributo riducendo molto il proprio consumo di carne. Molti, a questa annotazione, rispondono che già mangiano pochissima carne, poi indaghi un po’ e scopri che nel computo non considerano, come se non fosse carne, la carni bianche (pollo, tacchino), gli affettati, gli insaccati, eccetera… Uno strumento efficace per combattere i cambiamenti climatici ce lo avete. Non ci sono scuse.
P.S.: io non sono né vegano né vegetariano, ma non mangio carne da oltre 8 anni.

*Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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