Affronte e la provincia di Forlì-Cesena che bolle: "E' davvero più caldo, non è un'impressione"

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La terra brucia e il sole scotta. L’estate del 2021 sembra più rovente di quelle passate. È solo impressione? «No, non lo è. Anche se ci sono state stagioni più calde di questa, mediamente anche nel territorio di Forlì le temperature hanno fatto registrare valori in aumento». Marco Affronte, ex eurodeputato dei Verdi e referente per il Comune di Forlì del progetto europeo Circle, in programma fino al 2022 e finalizzato a rafforzare l’economia circolare, non ha intenzione di edulcorare il concetto. «Siamo in emergenza climatica, gli eventi meteorologici sono estremizzati: è una diretta conseguenza del cambiamento del clima». Parole che trovano conferma nei dati del rapporto Idrometeoclima2020 di Arpae, Regione Emilia Romagna, che nell’anno 2020 a confronto con il periodo 1961 - 1990 ha rilevato un incremento medio di di 1,3 gradi nella provincia di Forlì - Cesena (a livello regionale è dell’1,5) e una diminuzione delle precipitazioni medie di 243 millimetri (in regione la diminuzione media è stata invece di 94 millimetri). Riguardo alla frequenza delle piogge Forlì-Cesena è il territorio che ha riportato infatti le maggiori anomalie negative, e il comune di Forlì, con una media di 14,6 gradi, si è conquistato anche il primato per la temperatura media più alta in provincia.

Gli incendi

A peggiorare la situazione, gli incendi che ultimamente hanno devastato i boschi e le colline del Forlivese. Solo nell’ultimo fine settimana le fiamme hanno divorato la vegetazione di Pian di spino, nella frazione di Meldola, lungo la strada che porta a Teodorano, lo stesso è successo a Civitella e Bertinoro, e qualche giorno prima nei boschi a Corniolo. Incendi innescati da fattori spesso difficili da determinare, ma che molto spesso, spiega Affronte, «sono legati proprio al caldo: la luce del sole innalza molto la temperatura del terreno, che essendo secco a causa della siccità può facilmente dare origine a una combustione se si trova a contatto con arbusti o erbe secche». E gli incendi, oltre a distruggere ettari di terreno e di verde, sono pericolosi anche per la “bomba” di anidride carbonica che liberano nell’atmosfera. «Gli alberi quando sono in vita assorbono Co2 - spiega l’ex eurodeputato - ma quando bruciano la rilasciano tutta in una volta. E in più, quelle secche, se non vengono sostituite, sono ovviamente piante in meno a bilanciare l’inquinamento». «È quasi incredibile - riflette - pensare che alcuni appiccano volontariamente il fuoco. Eppure in Amazzonia lo fanno per creare pascoli, in Italia per altre ragioni, ma il risultato è che il mondo brucia e le conseguenze le vediamo tutti i giorni, solo non ce ne rendiamo sempre conto. È l’effetto della “rana bollita”, ma poi i disastri ambientali ci riportano alla coscienza cosa sta davvero succedendo».

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