Affronte: una buona pratica, piantare alberi

Non usciremo vincenti dalla sfida al cambiamento climatico, se non cercheremo in tempi brevi di portare a zero le nostre emissioni di gas serra, abbandonando le fonti fossili per produrre energia, e passando alle rinnovabili (unitamente a un robusto miglioramento dell’efficienza energetica, a un sensibile calo dei consumi, a un modello di “vita” più sostenibile). Nel frattempo però ci sono mille misure di mitigazione, adattamento e contrasto che possiamo mettere in atto, sia a livello di istituzioni locali che nella nostra vita di singoli cittadini.

Fra queste idee, una delle migliori è senz’altro quella di piantare alberi. Su questo gli scienziati non hanno alcun dubbio; ci sono numeri diversi su quanti ne servirebbero davvero (c’è chi dice 1.000 miliardi) ma il loro effetto positivo è enorme e indiscusso: alberi e piante si “nutrono” di acqua, energia solare e anidride carbonica (CO2). Attraverso la fotosintesi l’albero sottrae CO2 dall’atmosfera, stoccandola nella propria biomassa. Lo stesso storico Protocollo di Kyoto, così come quello di Parigi più tardi, aveva espressamente previsto l’assorbimento forestale quale attività di mitigazione climatica, complementare ed integrativa alla riduzione delle emissioni di gas serra. Attraverso la nuova forestazione e la gestione delle foreste esistenti è possibile infatti accrescere lo stock di carbonio immobilizzato nella biomassa vegetale, che sottrae CO2 al comparto atmosferico dove invece esplica la sua azione climalterante.
Gli alberi purificano anche l’aria da alcune sostanze inquinanti, cosa particolarmente utile in città. La presenza degli alberi riduce infatti la concentrazione delle polveri sottili in aria, con un’efficacia che va dal 7% al 24% entro i 100 mt di distanza dalla pianta. La vegetazione urbana e peri-urbana rimuove dall’atmosfera fino a 161 kg all’anno, per ettaro di terreno, di PM10.
E non basta: secondo una ricercatrice del CNR, gli alberi possono ridurre la temperatura dell’ambiente di 1-3 °C, determinando un risparmio energetico per il raffreddamento e riscaldamento degli edifici fino al 30-40% quantificabile in un valore economico medio di 18 euro all’anno, per ogni albero.
In effetti, per nostra fortuna, perché sul lato economico siamo tutti molto sensibili, studi recenti riescono proprio a “ragionare” in termini di costi/benefici economici, e i numeri mostrano come i costi di gestione della foresta urbana non sono una mera “spesa”, ma un vero e proprio “investimento”.
Per esempio, studi eseguiti a San Francisco, in California, rivelano che gli alberi della città forniscono, ogni anno, benefici alla comunità pari ad un valore medio di 158,80 dollari per albero; di particolare interesse il dato secondo cui, per ogni dollaro investito per il patrimonio arboreo pubblico, la città riceve prestazioni ambientali e vantaggi stimati in 4,37 dollari.
Anche secondo diversi studiosi italiani gli alberi e le aree verdi forniscono un “reddito” largamente superiore al costo necessario per il loro impianto e mantenimento: annualmente, a fronte di un euro investito nel verde ne possono indirettamente ritornare, a seconda dei casi citati dalla letteratura scientifica, da 1,3 a 3,07 euro.
Promuovere il verde urbano (pubblico o privato), insomma, significa promuovere un bene comune, che regala alle città importanti servizi ecosistemici a miglioramento della qualità della vita di tutti. E infatti molte città si stanno muovendo in questo senso. Compresa Rimini, con l’iniziativa “Regala un albero alla tua città”, al quale io stesso ho già ampiamente contribuito e non vedo l’ora di vedere i miei alberelli al Parco XXV aprile. Pensiamoci, magari per Natale. Pensate che bello per un bimbo (ma anche per un adulto) poter andare a trovare ogni tanto il suo albero, vederlo crescere insieme a lui. La nostra salute ne beneficerà.

*Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare

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