Affetti collaterali: lo sguardo sbilenco dei social

Ieri una mia amica mi ha raccontato, tutta euforica, di aver conosciuto un ragazzo sui social. Tutti e due sono in isolamento, abitano a 300 km, hanno iniziato a scriversi perché entrambi sono iscritti a un gruppo facebook sui viaggi in moto e da lì è scoccata la scintilla, stanno le giornate in videochat e si sono perdutamente innamorati. Io sono felice per la mia amica, ma allo stesso tempo mi è salita la malinconia. Lei riesce a fidanzarsi pure in quarantena, io ho 35 anni, sono separata, ho un bambino di 6 e non riesco a fare nulla durante le 24 ore che non sia accudire mio figlio, mettere in tavola qualcosa, passare dal divano al letto. Pure sui social è tutto un attivismo, cosa ho che non va?
Giorgia

Cara amica, non ha niente che non va. Il caso che racconta è un’eccezione, inoltre visto che i due neofidanzati hanno una passione in comune avrebbero potuto virtualmente incrociarsi in tempo di pace, di guerra, di Covid, insomma sempre. Ovviamente quando riprenderemo possesso dei nostri spazi e ritmi precedenti allo tsunami virale che ci ha travolto, non si potrà più stare in videochat ore ed ore a farci compagnia, ed è altrettanto ovvio che la coppia in questione, che non si è mai vista live, avrà da affrontare molte “prime volte” (e non mi riferisco solo al sesso, ma più banalmente all’odore, il modo di camminare e cento altre cose, che chissà se passeranno le forche caudine del non distanziamento).
Tra chi si barcamena con l’horror vacui da quarantena (rima non voluta!) c’è chi panifica, chi pontifica, chi non si alza dal letto e chi sta al balcone a prendere aria o urlare ai passanti: non è che ci abbiano dotato di un manuale per affrontare ’sto tempo nuovo e buio, ognuno fa come può. E siccome non credo alla favoletta del virus che rende migliori, ognuno oggi è quel che è, magari un po’ peggio per via della cattività, e domani torneremo ad essere le brutte o belle o medie persone che siamo (l’essere umano dimentica e di rado impara dagli errori, potrei citarle una serie di esempi che Treccani scànsate).
Siamo seri: stiamo sempre in casa, smaltiamo circa 25 delle 12000 calorie quotidiane che ingurgitiamo, abbiamo tutti un colorito che va dal Talpa al Bile, chiome imbarazzanti, ricrescite grigiastre larghe un palmo e al massimo usciamo per portare il cane a fare i bisogni, vestiti perennemente come degli spaventapasseri con dei look che renderebbero mesta pure la Bellucci. Ed è giusto così, anche se ci sono pure quelle che si truccano e si mettono i tacchi ogni giorno perché “mi devo vedere bella anche in quarantena” (chapeau, beninteso, se serve all’umore). Con queste premesse, questi capelli a fungo, queste sopracciglia cubiste, questo slancio perenne verso il carboidrato mi pare che fidanzarsi in lockdown sia davvero l’ultimo pensiero. Lei sta con suo figlio, e non è poco, non si preoccupi di quello che viene pubblicato sui social, in parte è uno sguardo sbilenco sulla realtà già in tempi ordinari, figuriamoci adesso. Un saluto dal divano, in attesa di spostarci a letto, e viceversa.

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