Affetti collaterali: là fuori c'è un mondo

Editoriali

Ho 28 anni, un lavoro che mi fa guadagnare parecchio, a detta dei miei conoscenti sono un bel ragazzo. Il problema è con le donne: non ho mai avuto una ragazza e non sono capace di relazionarmi. Non ho nemmeno veri amici, in passato ho fatto qualche uscita con alcuni compagni di università ma ho lasciato perdere, perché la loro idea di serata era andare in posti affollati (bar, pub, discoteche) e io non tollero la confusione e la folla.
Un cugino della mia età dice che sono cupo e si vede che sono insicuro. Come potrei migliorare questa situazione e la mia introversione? Non amo i social network e ho cancellato gli account che avevo aperto.
Sono qui a chiedere consigli, ma dentro di me so benissimo che non cambierò mai, e che non riuscirò a superare i miei problemi.
Giorgio

Caro amico, la Sua mail è un elenco di cose che non vanno, non Le piacciono e (cito) "non tollera". Di quello che La appassiona, delle attività che potrebbero piacerle non c’è traccia. La musica? Il cinema? Gli animali? Non c’è nulla di male ad essere introversi: i dark o i fan del gotico ad esempio non sono esattamente la personificazione del “simpatico e solare” che va forte sui social.
Però qui, mi lasci dire, non si tratta di un problema con l’universo femminile, qui il problema è proprio l’universo. E infatti Lei non ha nemmeno amici. Potremmo consigliarle in mille di andare in palestra (ce ne sono di aperte 24 ore su 24, e ci saranno pure momenti in cui non c’è traccia della folla che Lei detesta), fare volontariato, iscriversi a una qualche associazione, dalla A di Astrofili alla Z di Zorrofili (ci sarà chi è un ammiratore sfegatato dell’eroe mascherato, suppongo), ma Lei “sa benissimo che non cambierà mai”. Quindi una cosa che Le piace fare l’abbiamo trovata: lamentarsi. Secondo me non è la Sua riservatezza o la cupezza a tenere lontane le persone: è la tendenza a lagnarsi. Mi ricorda una mia conoscente che passava ore a lamentarsi, e quando tutti cercavano di consigliare soluzioni o invitarla ad accettare quel che non si poteva cambiare, lei chiosava con “lasciate almeno che mi lamenti”. Probabilmente è indole, o qualcosa che si è appreso dall’ambito familiare, vai a sapere: quel che è certo è che chi si lamenta di continuo senza mai fare un passetto per cambiare è veramente una palla al piede (e uso questa similitudine perché sono una signora!). Non Le dirò di gettarsi a volo d’angelo su un tappeto di persone a un concerto per forzare la Sua comfort zone, ma da qualche parte dovrà pur iniziare. A 28 anni ha la fortuna di guadagnare: sarebbe già un buon motivo per non lamentarsi. E comunque, se la situazione prima dei 30 non si sblocca, io mi farei aiutare da uno psicologo: investa così i soldi che guadagna, là fuori c’è un mondo.

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