Addio plastica monouso per un italiano su quattro

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Piatti e posate, cannucce, aste dei palloncini e contenitori per cibi e bevande in polistirolo espanso. Questi alcuni prodotti che dallo scorso 14 gennaio dovranno necessariamente cambiare veste: le loro versioni monouso, infatti, sono state messe al bando. Ora si possono solo smaltire le scorte. L’Italia recepisce così la direttiva europea Sup, cercando in questo modo di ridurre il numero dei rifiuti rinvenuti nell’ambiente: l’80% di quelli scoperti sulle spiagge, infatti, è di plastica. E uno su due di quelli che si trovano nei mari e negli oceani del mondo è fatto da plastiche monouso. A questi divieti si aggiungono norme sulla riduzione del consumo per tazze e bicchieri (questi ultimi una novità italiana perché non inseriti nella direttiva europea), inclusi i loro tappi e coperchi, e contenitori (con o senza coperchi) per alimenti che vengono consumati sul posto o da asporto, direttamente dal recipiente e senza bisogno di ulteriore preparazione (come le box per insalate pronte e cibi da fast food).

E sono presenti obiettivi più ambiziosi per le bottiglie sia per la raccolta differenziata sia per l’utilizzo di quantità crescenti di materiale riciclato per la loro produzione (25% di Pet riciclato entro il 2025 e almeno il 30% dal 2030) e meccanismi di responsabilità estesa del produttore anche per altri oggetti come filtri di sigarette, salviette umidificate, articoli per l’igiene femminile e attrezzi da pesca. Per Wwf «questa direttiva rappresenta un importante traguardo nella la lotta all’inquinamento da plastica. È però importante che la deroga sulle bioplastiche compostabili non si traduca nella sostituzione tout court delle plastiche tradizionali. Tutto il monouso, compreso quello in bioplastica, va ridotto significativamente e utilizzato solo se non è possibile accedere ad alternative riutilizzabili e solo quando è possibile conferirlo a un circuito che ne gestisca correttamente il fine vita». Critico Greenpeace: «La nuova legge europea rappresenta un’importante vittoria per l’ambiente e un primo passo importante per contrastare l’abuso di plastica usa e getta, ma l’Italia conferma ancora una volta di avere un approccio miope che favorisce solo una finta transizione ecologica». La direttiva, secondo l’Ong, «offriva l’opportunità di andare oltre il monouso e la semplice sostituzione di un materiale con un altro, promuovendo soluzioni basate sul riutilizzo», ma allo stesso tempo «la legge italiana consente di aggirare il divieto europeo ricorrendo ad alternative in plastica biodegradabile e compostabile mentre in base alla norma comunitaria, queste dovrebbero essere vietate al pari delle stoviglie realizzate con plastiche derivate da petrolio e gas fossile».

Secondo Coldiretti, più di un italiano su 4 (il 27%) evita da tempo di acquistare oggetti in plastica monouso. «Si tratta - sottolinea la Coldiretti - di un comportamento virtuoso spinto da una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale anche sotto la spinta dell’emergenza Covid. Un problema che riguarda non solo il rispetto dell’ambiente, ma anche la stessa salute degli animali, da quelli marini fino a quelli da fattoria. I rifiuti di plastica - lamenta Coldiretti - sono, infatti, i più diffusi anche nelle campagne, spesso a causa dell’inciviltà di chi abbandona le stoviglie utilizzate per i picnic. Resta la possibilità - precisa l’organizzazione di coltivatori - di smaltire le scorte dei prodotti purché immesse sul mercato in data antecedente al 14 gennaio 2022. In caso di mancato rispetto della norma sono previste multe da 2.500 a 25.000 euro».



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