Imola, addio alle Usca, anzi no: la Regione decide di prorogare a dicembre

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Addio alle Usca, anzi no. Scattava ieri lo scadere della proroga di legge per l’attività delle Unità speciali di continuità assistenziali, istituite per decreto ad aprile 2020 e poi di legge in legge prorogate fino al 30 giugno. Dall’Ausl di Imola in mattinata era arrivato dunque l’annuncio della fine del servizio, con tanto di ringraziamenti e saluti e, si presuppone riorganizzazione. Eppure, qualcuno se lo ricordava bene, visti i risultati ottenuti dalle equipe mobili che negli anni di pandemia hanno curato i cittadini nelle loro abitazioni, si era distintamente detto in corso d’opera che il progetto meritava di essere preso a modello anche oltre la pandemia. Se ne sono accorti i giornalisti, che hanno cominciato a chiedere lumi all’azienda sanitaria imolese fin dal mattino, ma nel contempo era scattata anche l’attenzione politica. È delle 13.17 la nota del consigliere regionale imolese Daniele Marchetti che appresa la comunicazione dell’Ausl annunciava un’interrogazione: «La Regione Emilia Romagna ha intenzione di mantenere in vita le Unità speciali di continuità assistenziali (Usca), come l’Assemblea legislativa aveva richiesto, oppure no? Quali sono le reali intenzioni della Giunta?». In sostanza Marchetti chiedeva se era «ancora prevista una stabilizzazione di queste unità operative all’interno del Servizio sanitario», ricordando che in tal senso erano già stati votati due atti di indirizzo in assemblea regionale, «uno a mia prima firma e l’altro presentato da Europa Verde» ha ricordato il leghista.

La risposta della Regione

Mentre le ore passano e l’Ausl di Imola imbarazzata tace, la risposta della Regione arriva via nota stampa a pomeriggio inoltrato, intorno alle 16.45, con una decisione evidentemente dell’ultimo momento. Le Usca sono prorogate fino al prossimo 31 dicembre, «lo ha stabilito l’assessorato regionale alle Politiche per la salute, con una circolare inviata a tutte le Aziende sanitarie territoriali, nella quale si precisa che, in attesa della definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale, in via eccezionale si andrà alla proroga delle attività delle Usca». «Una decisione maturata anche in considerazione della nuova crescita dei contagi registrata nelle ultime settimane, anche se la situazione dei ricoveri ospedalieri continua a non destare allarme, con numeri sotto controllo – specifica l’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini –. Una modalità di intervento che può essere ancora utile in questa fase in cui il virus rialza la testa e che bene si innesta sull’idea di sanità territoriale che abbiamo in mente per il futuro. Un modello che punta a fare del domicilio il primo luogo di cura e assistenza ai malati».

L’attività delle Usca imolesi

L’Ausl di Imola prende atto e a quel punto si dice in attesa di disposizioni. Quello che non cambia è il percorso fatto fin qui dalle unità speciali assistenziali in questione, che proprio Imola aveva messo in campo con una prima sperimentazione a Medicina fin dall’11 marzo 2020. A promuoverla furono proprio alcuni medici di medicina generale e infermieri dell’assistenza domiciliare di quel territorio per primo colpito duramente dalla prima ondata devastante del Covid che portò anche all’istituzione della zona rossa. Il 24 marzo dello stesso anno le Usca furono istituite dall’Ausl di Imola sugli ambiti territoriali di Imola-Vallata; Castel San Pietro Terme e Medicina. «Da allora fino ad oggi questi team integrati di medici convenzionati ed infermieri aziendali si sono fatti carico dell’assistenza domiciliare di pazienti sintomatici positivi al Covid o sospetti, hanno testato questi ultimi e i loro contatti stretti riducendo i tempi di attesa e il diffondersi del contagio in famiglia o l’acuirsi della malattia, restituendo maggiore sicurezza alla popolazione», sottolinea l’Ausl imolese.

I numeri

L’Ausl di Imola snocciola i dati dell’attività messa in campo sul proprio territorio: tra il 2020 ed il 2021 sono stati 1652 gli equipaggi Usca attivi sul territorio che hanno risposto a 17.386 chiamate di cittadini, effettuato 4.109 accessi domiciliari, somministrato 324 terapie, eseguito 18.590 tamponi. In questi 6 mesi del 2022 i numeri sono stati più bassi, ma certamente non irrilevanti: 234 gli equipaggi attivi, 733 le risposte telefoniche, 295 gli accessi e 9558 i tamponi effettuati al domicilio. Per questo il direttore generale Andrea Rossi li aveva ringraziati evidenziando anche che : «Le Usca hanno reso ancor più evidente la necessità di un avvicinamento del Servizio sanitario al domicilio dei cittadini, pertanto nuove soluzioni organizzative non emergenziali che vanno in questa direzione saranno certamente realizzate nei prossimi mesi». I saluti invece sono rinviati, almeno a fine anno. Nell’attesa, dunque ai medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale, non dovrebbe passare automaticamente il compito di subentrare alle unità in questione prendendosi in carico completamente della gestione diretta ed indiretta dei pazienti Covid positivi o sospetti che necessitano di cure. Ma anche per questo è il caso che Ausl e Regione si chiariscano.

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