Addio al modello Marina: "Ora è ingestibile"

Ravenna

Le discoteche ormai la stagione l’hanno salutata, dopo la decisione del Ministero della Salute, che domenica ha messo al bando i locali da ballo. E il colpo di grazia è arrivato a stretto giro, mercoledì scorso, quando il Tar ha respinto - nemmeno 24 ore dopo il deposito - il ricorso al Tar per chiedere la sospensione del decreto governativo. Una misura che ha travolto i club nati con la specifica vocazione del ballo, ma che specialmente nei lidi ravennati, tocca un gran numero di stabilimenti balneari, che hanno fatto delle feste danzanti in spiaggia un modello d’esportazione.

Lucciola e le feste «da intorto»

Il primo a rompere gli indugi, annunciando cambiamenti drastici alla programmazione delle ultime settimane d’estate, è stato il Bagno Lucciola di Marina di Ravenna. I gestori non fanno mistero che sulla decisione di annullare le iniziative già in programma abbia pesato anche il nome della storica serata del giovedì, “Ballo scalza”. Una scelta che arriva, spiegano alla luce di «una serie di riflessioni basate sul buon senso e sul rispetto delle regole». La proprietà dello stabilimento ammette che «sarebbe possibile, probabilmente, proporre comunque serate basate sulla ristorazione a cui abbinare momenti musicali più “tranquilli”, controllando che la clientela eviti di ballare e comunque stando attenti ad evitare assembramenti. E probabilmente diversi operatori della notte in riviera sceglieranno, legittimamente, questa strada. Ma “Ballo scalza” è una serata particolare, nata fin dagli albori per favorire la socializzazione proprio grazie al grande fascino della musica ritmata come elemento di divertimento, di relax e – per dirla alla romagnola – di “intorto”. Abbiamo il ballo nel titolo, da sempre: e ci pare innaturale dover cambiar pelle pur di continuare a organizzare l’evento del venerdì sera. Ci siamo riusciti per qualche settimana, forse anche contro le previsioni primaverili: se oggi, a causa dei crescenti numeri dei contagi, dall’alto si decide che ballare può essere pericoloso, anche noi abbiamo deciso di fermarci. È giusto così - continuano i titolari -: torneremo a ballare “scalzi” appena si potrà – a metà settembre, se sarà possibile, oppure il prossimo anno – ma lo faremo solo quando potremo offrire ai nostri tanti appassionati una sera di divertimento senza pensieri, come è sempre stato.

Donna Rosa, «Basta un dj e...»

Il Donna Rosa, “vicino di casa” del Lucciola, aveva già deciso di interrompere l’appuntamento fisso del martedì, dove musica e dj animavano la pista. «Quest’anno abbiamo ripiegato su qualche evento sporadico, che contemplava la cena a sedere con la possibilità di fare un pic nic con un box per cena e una zona riservata per chi prenotava. Stasera avremo un altro evento, che è l’ultimo, ma non abbiamo mai sforato nel ballo - puntualizza il titolare Massimo Caminati -, perché già prima di domenica le regole erano anomale e difficili da applicare». Un ossimoro il ballo e la distanza sociale, osserva il gestore dello stabilimento. «È inutile che fai una serata in stile discoteca e ti metti a riprendere ogni cliente che non sta a due metri di distanza e non indossa la mascherina. Così non è più divertimento».

Si aggiungono poi i rischi per i responsabili dei locali, perché, continua Caminati, «basta un po’ di musica o un dj che mette su un pezzo che fa battere il piede ed è inevitabile, la gente si mette a ballare. È accaduto domenica scorsa - ammette - ed era solo un dj “da ascolto”».

Stagione rovinata? Per il Donna Rosa è un “nì”: «Per fortuna abbiamo altre entrate - conclude il gestore -, la spiaggia, il ristorante, che ci garantiscono un incasso certo».

Bagno Toto: «Perdita del 60%»

Eppure il danno in termini economici è palpabile. Andando a fare pronostici su quelli che saranno i conti di fine estate, Salvatore “Toto” Vitale, titolare del Bagno che porta il suo nome, parla di una perdita «del 60 per cento dell’incasso stagionale, forse anche qualcosa in più». Tanto incidevano le feste organizzate una volta a settimana, più tutte quelle in deroga, da San Lorenzo a Ferragosto e prima ancora Sant’Apollinare. «Quest’anno è cambiato il modo di lavorare», spiega. E prevedendo che con le disposizioni anti-covid le feste sarebbero state un potenziale problema, «fin dall’inizio abbiamo preferito non fare nulla per non rischiare di non riuscire a gestire eventi tipo serate danzanti. Il danno è enorme - conclude -, ma del resto non abbiamo alternative».

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