Addio a Franco Leoni, una vita per la memoria

Cultura

«Il più vile sterminio di popolo» lo definì il poeta Quasimodo: 770 civili massacrati dalle truppe tedesche con il supporto della Guardia nazionale repubblicana fra le colline di Monte Sole, nel Bolognese, tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. Una pagina tra le più tragiche della Resistenza.

Uno degli ultimi sopravvissuti di quella che è conosciuta come la strage di Marzabotto, Franco Leoni Lautizi, 82 anni, è morto ieri a Rimini, dove viveva da tantissimi anni. Incessante la sua opera di divulgazione soprattutto fra gli studenti, ai quali ripeteva spesso: «Quando non ci saremo più noi finirà anche la memoria, per questo la racconto». Solo in quest’anno scolastico aveva incontrato più di 10mila studenti.

Le sue parole

«Io avevo 6 anni – ricordava Lautizi al convegno dell’Associazione vittime civili di guerra tenutosi a Rimini nel 2018 – e fui uno dei soli otto bambini scampati a quel terribile massacro. Ricordo ancora molto bene quei momenti tragici, le truppe tedesche delle SS che iniziano a sparare a raffica; mia nonna, la prima a cadere con una pallottola in testa, io e mia mamma che riusciamo a scappare e nasconderci dietro il pagliaio ma la paglia, purtroppo, non ferma i proiettili. Io ne presi due, ma non mortali, mia madre, in prossimità di partorire il figlio che portava in grembo, fu colpita invece proprio al ventre. Non morì subito e quelle ore non le dimenticherò per tutta la vita. Ho nelle orecchie le sue urla strazianti. Nonostante questo ebbe il coraggio di tenermi per mano, parlarmi e consolarmi, facendomi arrivare vivo fino all’arrivo dei soccorsi».

«Nonostante le terribili ferite riuscivo a sentire la gente che parlava e, di fuori, scavare le buche per seppellire mia nonna, mia mamma, e anche me; mi davano per spacciato. Quando mio padre tornò in paese, insieme agli altri uomini, non riuscì a resistere alla vista delle tre buche. Si consegnò allora ai tedeschi che lo fucilarono in riva al fiume. Lo ritrovammo un anno dopo, lo riconobbi dai vestiti e da un penna stilografica spezzata in due da un proiettile. Fu il suo ricordo che tenni con me per tanto tempo».

La zia e l’orfanotrofio

La vita del piccolo Franco non sarà semplice neppure dopo: prima con una zia, poi in orfanotrofio.

«All’improvviso la svolta. Mi chiamano per un colloquio e vedo questa signora anziana che mi fissa chiedendomi se me la sentivo di andare a vivere con lei. Ricordo come oggi la mia risposta: “Si mangia?”. Non sapevo che era una facoltosa signora che abitava nelle Marche. Con lei vissi un anno in paradiso. Ma l'ennesima beffa del destino era dietro l'angolo. La mia nuova madre si ammala e muore e io, pur regolarmente adottato, vengo espropriato da tutori senza scrupoli e costretto, ancora una volta, a ricominciare la mia vita da capo».

L’arrivo a Rimini

«Dopo varie peripezie mi sposo e mi trasferisco a Rimini, dove ho lavorato per tanti anni in Comune, e dove ho messo alla luce i miei sei figli. Dopo anni di silenzio ho accettato di parlare della mia vita e della mia esperienza. Lo faccio soprattutto per voi giovani, per farvi capire cosa sia davvero la tragedia di una guerra».

In memoria del sacrificio della mamma, Franco scrisse la poesia Mia madre affissa dal Comune di Marzabotto all’inizio del sentiero che porta a Monte Sole.

La sua storia è narrata nel film L’uomo che verrà (Italia, 2009) e alla sua vicenda è dedicato anche il cd La vita in un cammino prodotto dall’Associazione nazionale vittime civili di guerra.

Il funerale

Sarà lunedì 19 alle 10 alla chiesa di Santa Maria Mater Ecclesiae in via Montescudo 30 (Primo Maggio). Ingresso consentito limitatamente alle disposizioni anti Covid

Comune, Regionee associazionilo ringraziano

La vicesindaca Gloria Lisi esprime il suo cordoglio a nome del Comune di Rimini: «Era la dolcezza a rendere ancora più speciale Franco Leoni Lautizi, testimone di una delle ferite più drammatiche che la guerra ha lasciato. Con gli studenti amava dialogare nella consapevolezza lucida che è solo tramandando la memoria che possiamo impedire che la storia si ripeta. Rimini e l’Italia perdono un testimone prezioso e una persona straordinaria. A nome dell’Amministrazione mando un abbraccio e un pensiero ai famigliari, all’Anvcg e ai tanti che gli hanno voluto bene».

La presidente del Consiglio regionale Emma Petitti, sottolineandone l’impegno per la memoria, ha scritto: «Addio caro Franco, un esempio di vita, di sofferenza ma anche di coraggio. Che la terra ti sia lieve».

L’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea di Rimini ricorda con commozione Franco Leoni Lautizi, che negli ultimi anni aveva trovato la forza di raccontare e, «a nome di tutti gli iscritti e del direttivo, porge le più sentite condoglianze ai familiari».

Anche l’associazione Il Borgo della Pace esprime le condoglianze alla famiglia: «Grazie Franco del tuo essere stato Ambasciatore di Pace. Grazie di averci lasciato i tuoi racconti apassionati così che possiamo continuare il tuo cammino».

«Per coloro che hanno avuto l’onore di conoscerlo ed essergli amico – ha scritto l’Anvcg –, è stato esempio di vita, di fratellanza, di solidarietà. Ha sempre indicato la via della non violenza, del perdono e della speranza». «Tutta la grande famiglia dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra abbraccia la famiglia per la grave perdita» dice la presidente provinciale Marialuisa Cenci.

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