Le acrobazie del più celebre equilibrista del mondo, a Rimini nel 1912

Cultura

È il più celebre equilibrista del mondo. E non perché questo è lo slogan che si legge nei manifesti – che con pazienza, aiutato dalla moglie e dalla figlia, affigge nelle piazze che lo vedono protagonista di straordinarie acrobazie –, ma perché i successi che ottiene nelle città lo attestano.
Le locandine, del resto, testimoniano i trionfi ottenuti a Buenos-Aires, New York, Lisbona, Madrid, Berlino, Parigi, Londra, Vienna, Pietroburgo…
Sulla corda, ad altezze vertiginose e “senza rete”, fa cose impensabili: corse, capriole, verticali, passi di danza, esercizi in bilico su sedie appoggiate al filo. Ha anche uno spassoso repertorio di scenette comiche nel corso delle quali è solito improvvisare scherzose conversazioni con la gente che, da sotto, lo segue in silenzio trattenendo il fiato.
«Si sistema con disinvoltura su di una sedia col tavolo davanti – riferisce Il Piccolo di Faenza il 6 marzo 1909 – e lì mangia, fuma, beve, fino al punto da fingersi ubriaco, e poscia cammina dondolandosi a modo degli avvinazzati, incespica, cade, si rizza, ricade e finalmente si addormenta…».


Acrobazie eccezionali
Acrobazie incredibili, che raccontate non rendono minimamente l’idea della loro eccezionalità. Si chiama Arturo Strohschneider ed è originario della Boemia, regione storica dell’Europa Centrale. Durante l’ultima settimana di ottobre del 1912, tutte le sere dalle 20 alle 21, si esibisce in piazza Giulio Cesare (ora Tre Martiri) su di una corda fissata ai tetti dei palazzi Baldini e Santarelli. Lo spettacolo piace e attira. Del funambolo, oltre alla bravura, diverte quell’italiano scadente, storpiato da inflessioni ostrogote, che usa per dialogare col pubblico e che lo rende oltremodo simpatico e comunicativo.
Per i riminesi era Stronz
I riminesi poi, ridanciani per natura, non riuscendo a pronunciare correttamente il suo lungo nome-scioglilingua lo hanno abbreviato e reso più proferibile sostituendo la prima “acca” mozzafiato con una più comprensibile “enne”. E per una semplificazione fonetica ne è uscito uno Stronz. Naturalmente solo per un gioco linguistico, senza cattiveria o allusioni.
Il buon Arturo, da navigato professionista quale è, non se la prende. Anzi, sovente è lui stesso che si presenta ai suoi fan “riminizzando” il proprio nome. Conscio che tutto serve per far spettacolo e soprattutto che gli applausi e l’incasso serale valgono più di certe sottigliezze di pronuncia.
La carriera artistica del boemo è un susseguirsi di trionfi. In Italia approda nel 1909 e fa varie esibizioni in Romagna, nelle piazze di Faenza, Cesena, Ravenna e Rimini. Nella nostra città arriva per la prima volta nell’agosto del 1910 ed effettua una serie di spettacoli sul piazzale a mare dello Stabilimento bagni. La corda di fil-di-ferro in quella circostanza era tesa ad un’altezza di 15-18 metri e dal finestrino rotondo dell’edificio raggiungeva il chiosco d’ingresso della Piattaforma.
Pubblico entusiasta
La stampa locale ha solo parole di elogio per questo artista che tutte le sere fa il pienone in piazza Giulio Cesare rischiando la pelle. L’Ausa, il primo novembre 1912, non solo espone il programma del fantasioso personaggio che «diverte ed elettrizza», ma invita anche i cittadini a non perdere le sue prodezze. La Riscossa, il 2 novembre, scrive di «pubblico entusiasta» e di «donnette» stupite che «ritengono che il bastone, che gli serve per mantenersi in equilibrio, sia fatato». Insomma, proprio «uno stregone con il diavolo in corpo».
La sfida lanciata dalla Riscossa
Ma «il diavolo in corpo» ce l’ha anche il giornale dei repubblicani riminesi, che non si ferma agli elogi: il bravo funambolo diventa un buon motivo per rinfocolare la consueta polemica nei confronti dell’inefficienza dell’amministrazione comunale “moderata”, incapace di risolvere i gravi problemi di viabilità cittadina. La Riscossa, infatti, che da tempo denuncia il dissestato e pericoloso piano stradale di via Gambalunga, lancia una sfida all’acrobata esortandolo a correre senza cadere su quel percorso. Il periodico mazziniano è sicuro che «l’invitto equilibrista perderà la scommessa». Un pretesto, insomma, per buttarla in politica, ma anche un gustoso appiglio per dare dello “Stronz” all’avversario.

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