Accuse false ad un commilitone: carabinieri di Savignano condannati

Calunnia e falso ideologico in atto pubblico. Sono le accuse per le quali sono stati pesantemente condannati ieri nell’aula del giudice Marco De Leva, due carabinieri che nel 2018, anni in cui si sono consumate le accuse, lavoravano alla Stazione dell’Arma di Savignano sul Rubicone. Erano accusati di aver preso di mira un loro collega in particolare: contro il quale avevano redatto degli atti risultati poi essere fasulli nel contenuto. Al solo scopo di metterlo in cattiva luce e far punire un commilitone che non “rientrava nelle loro grazie”. Quattro anni e sei mesi di reclusione oltre a 5.000 euro di provvisionale di risarcimento per la vittima è la sentenza letta nei confronti di G.B., oggi 39enne, all’epoca maresciallo ordinario in servizio presso la stazione dei carabinieri di Savignano sul Rubicone (difeso dall’avvocato Cosimo Zaccaria). Tre anni e sei mesi (ed uguale provvisionale per la parte lesa) la sentenza letta nei confronti di E.M., 59enne brigadiere che formalmente in quel tempo era a servizio del Comando Compagnia di Cesenatico dell’Arma. Tutti e due, da allora, sono stati trasferiti a servizi in altre parti d’Italia. Su tutti e due, qualora la sentenza letta ieri passasse in giudicato, pende la spada di Damocle dell’allontanamento coattivo dal posto di lavoro. Uno dei due imputati di ieri non era nuovo a guai con la giustizia. Era stato indicato come possibile mandante dell’incendio di una vettura di un suo collega avvenuto anni fa a Riccione. Accusa dalla quale fu del tutto scagionato. Tutti e due per la ricostruzione dei fatti della procura (pm Laura Brunelli) avevano collaborato per cercare di mettere nei guai un proprio collega: un appuntato scelto che (difeso per parte civile dall’avvocato Fabrizio Briganti) ora chiederà loro anche 30.000 euro di risarcimento a testa, portandoli anche davanti ad un giudice civile per il riconoscimento del danno patito.

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